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Erice | Attualità

Acqua gialla, il Comune pronto a diffidare la Regione

13 Ottobre 2014 14:47, di Ornella Fulco
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"La Regione non ha più alibi e dovrà rispondere dei danni provocati alla rete idrica del comune di Erice". Lo ha affermato, stamane, nel corso di un i...

"La Regione non ha più alibi e dovrà rispondere dei danni provocati alla rete idrica del comune di Erice". Lo ha affermato, stamane, nel corso di un incontro con la stampa, il sindaco Giacomo Tranchida annunciando l'avvio di un procedimento di diffida. L'Amministrazione della Vetta fa leva sulla prova, ottenuta nell'ambito dell'accertamento tecnico preventivo svoltosi davanti al Tribunale di Trapani, che la cattiva qualità dell'acqua dissalata proveniente dall'impianto di Nubia sia stata "la causa primaria della corrosione delle tubature, in concorso con altre concause secondarie". Lo ha messo nero su bianco l'ingegnere Gerardo Bonvissuto, consulente tecnico d'ufficio, rispondendo ai quesiti posti dal magistrato, nella sua relazione conclusiva dalla quale si evince che, "anche in una situazione ideale di funzionamento del dissalatore, la qualità dell'acqua prodotta attraverso processi di trattamento termico, quale è quello su cui si basa l'impianto di Nubia, risulta di caratteristiche aggressive ed è, quindi, potenzialmente corrosiva per le condotte metalliche. In questi casi sarebbe preferibile - prosegue il consulente - l'adozione di tubazioni in materiale plastico non aggredibile dalla corrosione". Il fenomeno della colorazione anomala dell'acqua e il suo cattivo odore, come lamentato da tanti cittadini ericini, a parere del consulente, è la "conseguenza diretta della qualità dell'acqua che arriva agli utenti in quanto essa, nel suo percorso lungo le condotte, si è caricata di quantità più o meno rilevanti di ioni metallici in soluzione e di particelle solide" derivanti dalla corrosione del ferro delle tubature, nel caso della colorazione giallo-arancione, e della "eventuale patina batterica formatasi come effetto secondario del processo corrosivo", nel caso dell'acqua maleodorante. "La Regione non poteva non sapere che l'acqua del dissalatore andava miscelata con quella proveniente da fonti naturali - ha sottolineato Tranchida - come è stato fatto, ad esempio, a Gela, proprio per evitare i danni alle tubature. In questo caso, come anche nella vicenda dell'assegnazione dei pozzi di Bresciana al Comune di Trapani, ci sono stati figli e figliastri e i cittadini di Erice hanno strapagato, per diversi aspetti, l'acqua che hanno ricevuto dal dissalatore". L'esperienza di Gela viene citata espressamente nella relazione dell'ingegnere Bonvissuto che scrive: "Nel caso di Erice tale soluzione avrebbe potuto essere facilmente adottata miscelando le acque dell'acquedotto "dissalata di Nubia" con quelle dell'acquedotto Bresciana, attraverso la realizzazione di un semplice by-pass tra le due condotte affiancate nei pressi del serbatoio di San Giovannello". La soluzione, peraltro, proposta, autorizzata e avviata da Siciliacque su mandato della regione nei primi mesi del 2013, aveva poi incontrato la ferma opposizione dell'amministrazione comunale di Trapani, "nonostante la formale diffida - ricorda il consulente - dell'assessore regionale Nicolò Marino, rimasta inascoltata da parte del Comune di Trapani senza che la Regione Siciliana ed il Prefetto di Trapani, interessati sul tema, ne traessero le dovute conseguenze". Adesso l'amministrazione comunale di Erice chiederà alla Regione di adottare i provvedimenti necessari per il finanziamento dei lavori di sostituzione dell’intera rete idrica di tutto il territorio - che viene calcolato dallo stesso consulente del Tribunale nella misura di 32 milioni di euro - e di procedere al risarcimento del danno economico subito dal Comune. "Se entro il termine indicato non riceveremo alcuna risposta dalla Regione - ha spiegato l’avvocato Vincenzo Maltese - la relazione del consulente sarà depositata al Tribunale per le Acque di Palermo, “al fine di ottenere una sentenza dichiarativa che prenda atto delle responsabilità già accertate in relazione alle inadempienze ed ai ritardi commessi dai competenti organi della Regione e delle sue partecipate Eas e Siciliacque". Oggi, intanto, negli uffici comunali di Rigaletta, Tranchida ha organizzato una riunione con gli altri sindaci del territorio, interessati dalla stessa problematica, per fare fronte comune sulla vicenda nei confronti del governo regionale.

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