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Operazione "Cemento del Golfo", cinque arresti per mafia [VIDEO] - Trapani Oggi

Castellammare del Golfo | Video

Operazione "Cemento del Golfo", cinque arresti per mafia [VIDEO]

30 Marzo 2016 06:43, di Ornella Fulco
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Sono cinque le ordinanze di custodia cautelare in carcere eseguite stamane dai carabinieri della Compagnia di Alcamo e del Nucleo Investigativo del Co...

Sono cinque le ordinanze di custodia cautelare in carcere eseguite stamane dai carabinieri della Compagnia di Alcamo e del Nucleo Investigativo del Comando provinciale di Trapani - tra Castellammare del Golfo e Alcamo - nei confronti di Mariano Saracino, 69 anni, ritenuto dagli inquirenti a capo della "famiglia" mafiosa di Castellammare del Golfo, e di quattro presunti affiliati, tra cui i suoi presunti luogotenenti Vito Turriciano, Vito e Martino Badalucco, padre e figlio, rispettivamente di 59 e 35 anni, e l'imprenditore antiracket Vincenzo Artale, 64 anni. Sequestrata anche una società di distribuzione petroli, la 'Sp carburanti' a Castellammare del Golfo, intestata ad una coppia di prestanome di Saracino, che avrebbe venduto abusivamente carburante agricolo. Sono state, inoltre, notificate sei informazioni di garanzia nei confronti di altrettanti soggetti ritenuti responsabili, a vario titolo, di intestazione fittizia di beni e favoreggiamento personale, per tutti con l’aggravante di aver voluto agevolare l’attività dell’associazione mafiosa. L'ordinanza è stata firmata dal gip del Tribunale di Palermo Nicola Aiello, su richiesta della locale Direzione distrettuale antimafia. Le indagini erano partite già nel 2013, dopo una serie di attentati a imprenditori edili e del movimento terra avvenuti sul finire del 2012. Al blitz, scattato alle prime luci dell'alba di oggi, hanno partecipato oltre 100 militari dell'Arma con l'ausilio di un velivolo del 9° Nucleo Elicotteri di Palermo. Tornato libero di recente dopo aver scontato una condanna a dieci anni di reclusione, Mariano Saracino avrebbe fatto carriera dentro Cosa Nostra data la sua presunta vicinanza a Messina Denaro. Nonostante la confisca di un patrimonio del valore di 45 milioni di euro, si sarebbe imposto nel mercato delle forniture di inerti e cemento, sia in lavori pubblici - come quelli al cimitero di Castellammare o la manutenzione di un tratto stradale dell'Anas nel territorio di Alcamo - sia in commesse private vincendo la concorrenza di altre imprese, anche quelle ritenute "intoccabili" perché sotto la protezione di altri mafiosi. Vincenzo Artale, che aveva denunciato alcune richieste di pizzo e provato ad ottenere un risarcimento come vittima della mafia, secondo gli inquirenti avrebbe, invece, coltivato buoni rapporti proprio con l'organizzazione mafiosa che diceva di combattere. Le indagini, infatti, avrebbero messo in luce la volontà della famiglia mafiosa di Castellammare del Golfo di favorire la sua società, attiva nel settore del calcestruzzo, per garantirle una posizione di forza all’interno del mercato. Con pressioni e atti intimidatori i committenti privati o le ditte appaltatrici venivano costretti a rifornirsi di cemento da Artale che, in questo modo, sarebbe riuscito ad aggiudicarsi tutte le maggiori forniture nei lavori effettuati in zona. L'imprenditore, nel maggio dello scorso anno, era stato eletto nel Collegio dei probiviri dell’Associazione antiracket di Alcamo. L'operazione "Cemento del Golfo" - avviata anche grazie alle denunce di alcuni imprenditori vittime delle intimidazioni e condotta tramite svariate intercettazioni telefoniche e ambientali - si inserisce nel quadro delle attività investigative finalizzate alla cattura del boss latitante Matteo Messina Denaro ed al depotenziamento del sistema economico-imprenditoriale riconducibile a Cosa Nostra nel Trapanese. Le accuse contestate ai cinque arrestati sono quelle di associazione a delinquere di tipo mafioso, estorsione aggravata, danneggiamento aggravato, fittizia intestazione aggravata, frode nelle pubbliche forniture e furto.

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