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Sequestro beni. Chi è il "professore" Filippo Coppola

14 Novembre 2013 13:30, di Redazione
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Arrestato nel 1996, nell'ambito dell'operazione "Cadice", per aver aiutato alcuni esponenti di Cosa nostra nella loro latitanza, e coinvolto - sempre ...

Arrestato nel 1996, nell'ambito dell'operazione "Cadice", per aver aiutato alcuni esponenti di Cosa nostra nella loro latitanza, e coinvolto - sempre nello stesso anno - nell'operazione "R.i.n.o. Fase II", a seguito della quale fu riconosciuto colpevole, con sentenza divenuta definitiva nel 2002, di associazione mafiosa pluriaggravata e condannato a sette anni di reclusione, Filippo Coppola, 64 anni, è detto "il professore" perchè ha svolto la professione di docente nelle scuole medie e poi di preside di una scuola privata. Il sequestro dei beni, per un ammontare di 3 milioni di euro, eseguito nelle ultime 48 ore dai Carabinieri, ha colpito non solo le proprietà a lui intestate ma anche quelle in capo alla moglie, ai figli Giacomo, Francesco e Rocco e alla nuora Caterina Scianna. Coppola appartiene ad una delle "famiglie" storiche della mafia, suo padre è Gino Coppola, e - nonostante i provvedimenti a suo carico - non ha mai perso i contatti con l'ambiente mafioso della provincia di Trapani, continuando ad esercitare la sua influenza all'interno della "famiglia" di Paceco anche dal carcere. Nelle indagini confluite nell'ordinanza di custodia cautelare emessa dal Tribunale di Palermo a carico di Francesco Pace ed altre sei persone, emerge come, nonostante la detenzione, "il professore" avesse continuato a mantenere i collegamenti con i vertici dell'organizzazione criminale, dispensando consigli e direttive per eludere le investigazioni e gestire delicate vicende di mafia. Nel 2004, a pochi mesi dalla scarcerazione, aveva avviato una serie di attività commerciali, intestandole ai propri familiari allo scopo di evitare possibili provvedimenti di sottrazione da parte dell'Autorità giudiziaria. Gli investigatori, attraverso l'analisi dei flussi patrimoniali e finanziari, hanno riscontrato macroscopiche "anomalie" nella fase di acquisto dei beni che sono stati sottoposti in queste ore al sequestro e quella che definiscono una "inspiegabile" facilità ad ottenere l'erogazione di mutui, per un ammontare di oltre 500 mila euro, da alcuni Istituti di credito. La maggior parte delle somme sono state erogate dalla banca di credito cooperativo "Senatore Pietro Grammatico" di Paceco. Una circostanza che i Carabinieri hanno segnalato - per gli opportuni riscontri - all'Autorità giudiziaria. Secondo gli accertamenti condotti, Filippo Coppola aveva acquisito, con le sue aziende, una posizione di "quasi monopolio" in alcuni settori della produzione agricola locale, in particolare quella dell'aglio rosso e del melone giallo di Paceco, il tutto a danno di altri imprenditori, costretti a vendergli - a prezzi stracciati - i loro prodotti che poi venivano piazzati, a prezzi ben più vantaggiosi, sui mercati nazionali e stranieri. Per le sue aziende Coppola è anche riuscito ad ottenere finanziamenti dall’Agea (l’agenzia che si occupa di fondi per l’agricoltura). "Siamo dinanzi ad un soggetto – ha commentato il maggiore Antonio Merola, comandante del Reparto investigativo provinciale dell’Arma – che ha saputo creare un vero e proprio impero nel settore agricolo". Gli fa eco il comandante provinciale dei Carabinieri, colonnello Fernando Nazzaro: "Possiamo immaginare che Coppola abbia cercato di imporre un monopolio. Non possiamo indicarlo come capomafia ma, indubbiamente, si tratta di un personaggio influente nell’organizzazione mafiosa, il cui patrimonio è risultato ingiustificato rispetto alle sue capacità economiche ufficiali. Da qui è nato il provvedimento di sequestro dei beni che costituisce l’ennesimo importante assalto ai patrimoni delle cosche". Ufficialmente, infatti, Filippo Coppola risultava essere un dipendente di una tabaccheria di proprietà del figlio. Tra le disponibilità del "professore" c'era anche una villa, costruita abusivamente negli anni Novanta a Marausa, che la famiglia di Coppola continuava ad utilizzare nonostante fosse stata disposta, nel 2008, la demolizione dell'immobile. "Il sequestro di oggi - ha sottolineato il tenente colonnello Alessandro Carboni, comandante del Reparto operativo del Comando provinciale dei Carabinieri - costituisce un preciso segnale per chi delinque. La giustizia non si dimentica di chi nel tempo ha scelto di stare dalla parte delle mafie".

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