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25 Aprile, tra i martiri della Liberazione anche il trapanese Pietro Lungaro

25 Aprile 2013 17:26, di Redazione
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Trapani "dimentica" l'anniversario della Liberazione dell'Italia dall'occupazione nazista e dal regime fascista e la solennità passa ufficialmente ign...

Trapani "dimentica" l'anniversario della Liberazione dell'Italia dall'occupazione nazista e dal regime fascista e la solennità passa ufficialmente ignorata dall'amministrazione comunale e dalle altre istituzioni. Non così è stato per la vicina Erice, la cui amministrazione comunale, sindaco in testa, ha voluto onorare stamattina, insieme alla locale sezione dell'Associazione nazionale partigiani italiani, la memoria di Pietro Ermelindo Lungaro, il trapanese che fu tra le 335 vittime dell’eccidio nazifascista delle Fosse Ardeatine. "Quest’anno il 68° anniversario della Liberazione assume significati particolari - ha commentato il presidente trapanese dell'Anpi Aldo Virzì - stante la situazione di particolare gravità che c’è nel Paese, con il manifestarsi di un crescendo di iniziative neo fasciste che devono preoccupare la coscienza democratica. Più forte deve essere il richiamo ai valori della Costituzione nata dalla Resistenza per la quale hanno lottato e sono caduti i nostri partigiani". Nell'occasione, è stata deposta una corona nel punto della strada intitolata a Lungaro in cui è collocata una lapide che ricorda il suo sacrificio. Erano presenti i figli del martire delle Ardeatine. Pietro Lungaro era vicebrigadiere della Polizia e fu fucilato nella terribile rappresaglia delle SS per l’attentato di via Rasella a Roma dove un reparto tedesco era stato decimato dai partigiani. Il vicebrigadiere, dopo l'armistizio e l'occupazione nazista, si era avvicinato al Partito d'Azione e ai gruppi partigiani. Tradito da un delatore, era stato arrestato e condotto in uno dei tristemente noti luoghi di segregazione, in via Tasso, vicino San Giovanni in Laterano. Torturato per estorcergli i nomi degli azionisti e altri particolari sulle organizzazioni partigiane, non rivelò nulla. Quando le SS decisero la rappresaglia per l’attentato al reparto tedesco chiesero ai collaborazionisti la consegna di prigionieri da fucilare, tra cui c'era, purtroppo anche Lungaro. Il vicebrigadiere era sposato e padre di due figli. Un terzo figlio nacque quattro mesi dopo la sua morte.

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