A Mazara continua la protesta dei familiari dei marittimi trattenuti in Libia
Intanto l'UE ha lanciato un appello affinchè le autorità libiche rilascino i pescatori
Oggi pomeriggio, ancora ancora una volta così com'è accaduto ieri sera, i familiari dei 18 pescatori mazaresi trattenuti in una caserma-carcere di Bengasi in Libia dall’1 settembre scorso, dopo il sequestro dei loro motopesca Antartide e Medinea, si sono ritrovati sotto la casa dei genitori del ministro della Giustizia Bonafede. Ancora una volta per richiamare l’attenzione sull’incredibile vicenda che vede coinvolti i loro congiunti e che sembra senza soluzione.
La protesta è contro il Governo, il ministero degli Esteri e la diplomazia italiana che non riescono ad avere risposte dal generale Haftar la cui milizia ha operato il sequestro e incarcerato senza accuse e senza un processo i pescatori di Mazara.
Oggi l’Unione europea ha lanciato un appello affinché le autorità libiche «rilascino immediatamente i pescatori italiani trattenuti da settembre senza che sia stata avviata alcuna procedura legale» nei loro confronti. E’ quanto si legge nelle conclusioni adottate dal Consiglio Europeo.
Intanto sta girando un appello rivolto al ministro degli Esteri, firmato da numerosi esponenti della società civile. Ecco il testo e le firme già raccolte:
Al Ministro degli Esteri, Luigi Di Maio
Noi donne e uomini diversi per storia, cultura e orientamento politico ci appelliamo alle Istituzioni della Repubblica Italiana affinché vengano attivati tutti i canali diplomatici necessari per la risoluzione del sequestro dei 18 pescatori di Mazara del Vallo tenuti prigionieri in Libia. Trascorsi oramai oltre cento giorni chiediamo che i predetti pescatori di Mazara del Vallo possano far ritorno alle loro famiglie entro natale e conseguentemente chiediamo alle Istituzioni di porre in essere ogni azione utile al rilascio dei predetti pescatori.
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