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Acqua pubblica. Damiano: "Dobbiamo fare i conti con le risorse"

10 Maggio 2013 13:17, di Redazione
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Il servizio idrico di Trapani costa ai cittadini circa 5 milioni e 600 mila euro all'anno ma, nonostante le spese non proprio esigue, le lamentele son...

Il servizio idrico di Trapani costa ai cittadini circa 5 milioni e 600 mila euro all'anno ma, nonostante le spese non proprio esigue, le lamentele sono numerose. Le ha registrate e "girate" all'amministrazione comunale il "libro bianco" realizzato dal Comitato per una nuova città", promotore del Forum cittadino sull'acqua pubblica svoltosi ieri nella sala Perrera in via Libica. Alle proposte e alle lagnanze dei cittadini hanno risposto il sindaco Vito Damiano e il responsabile del servizio idrico, l'ingegnere Eugenio Sardo. Bollette più trasparenti, modalità di lettura dei contatori più moderne e flessibili, creazione di una Carta dei Servizi idrici che vincoli l'amministrazione comunale a rispettare determinati standard di qualità, revisione delle tariffe e del loro calcolo, ampliamento delle modalità di pagamento delle bollette, questi i punti sui quali il Comitato ha chiamato a rispondere gli amministratori trapanesi. Le risposte del sindaco e dell'ingegnere Sardo hanno puntato, soprattutto, ad evidenziare gli interventi - definiti "strategici" - che saranno effettuati su tutto il territorio comunale, quindi anche nelle frazioni, per contrastare il fenomeno della dispersione idrica. "Stiamo avviando una serie di progetti, tra cui quello pilota a Salinagrande, per la chiusura di alcuni anelli della rete idrica", ha precisato Damiano che ha poi anticipato la volontà della sua amministrazione di utilizzare fonti rinnovabili per la produzione di energia elettrica sui siti dei pozzi di Bresciana, in grado di abbattere i costi ripartiti in bolletta, e di studiare alcuni correttivi per allargare la base della tariffa agevolata a beneficio di alcune categorie di cittadini.  E' stato precisato anche che, nonostante le problematiche attuali, il Comune di Trapani ai colloca al 62° posto della classifica, tra i capoluoghi italiani, relativa ai costi delle bollette dell’acqua. Damiano ha anche illustrato il progetto per la realizzazione di almeno una fontanella di acqua potabile - da collocare sotto il Bastione dell'Impossibile - oltre a quelle già esistenti nei pressi  del serbatoio di San Giovannello e in via Vespri. Nel corso del dibattito sono emerse le criticità del sistema idrico attuale legate, da un lato, all'esiguità delle risorse finanziarie a disposizione del Comune - totale e unico gestore del servizio - e, dall'altro, alle fonti di approvigionamento idrico, attualmente costituite, per la quasi totalità, dal sistema di pozzi di Bresciana, nel territorio di Castelvetrano. Un sistema sul quale l'unica sicurezza in possesso degli amministratori riguarda - come ha dichiarato lo stesso primo cittadino, "senza voler fare allarmismi" - la sua insufficienza a garantire in futuro le necessità di Trapani. Allo studio ci sarebbero la possibilità di utilizzare l'acqua di invasi naturali o artificiali come la diga Rubino e la diga Baiata, cosa che non dovrebbe comportare disagi al settore agricolo, al momento unico fruitore di tali preziose risorse. Sul fronte del risparmi attuabili, Damiano ha ribadito l'intenzione della sua amministrazione di concentrare risorse e tecnici sullo studio di sistemi in grado di "chiudere" per zone la rete idrica trapanese. Ciò consentirebbe, soprattutto nelle frazioni, di ovviare alle attuali dispersioni che - ha detto Damiano - in alcuni casi raggiungono il 70 per cento dell'acqua erogata. Si è parlato anche di trattamento delle acque reflue che il sindaco ha definito "più costoso dell'acquisto diretto di acqua potabile". In conclusione, anche gli interventi del deputato regionale - e consigliere comunale di Trapani - Girolamo Fazio e del senatore Antonio D'Alì. Fazio ha definito "scandalosa" la gestione dell'acqua in Sicilia riservando parole dure sul sistema degli Ato idrici che, secondo la sua opinione, "hanno portato alla paralisi e alla perdita di cospicui finanziamenti comunitari nel corso degli ultimi dodici anni". D'Alì si è concentrato sulla necessità di diversificare le fonti di approvigionamento idrico della città e del suo territorio. "Gli Ato andavano rivisti e non aboliti - ha dichiarato - perchè il loro mancato funzionamento è stato dovuto soprattutto alla non omogeneità territoriale con la quale sono stati istituiti".

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