Diciamocelo francamente : per la maggioranza degli italiani è diventato un’appendice del proprio corpo. Parliamo dello smarthphone, da cui ormai siamo totalmente dipendenti . Usiamo lo smartphone per parlare, scrivere, fotografare, inviare immagini. Si tratta di una vera e propria malattia, la“nomofobia” .Dell’apparecchio ( so che per definirlo tale mi attireràle ire funeste che neanche il Pelìde Achille…) ce ne si separa solo di notte, quando si va a dormire, e in tanti stentano a farlo tanto che lo posano sul comodino “caso mai”. Caso mai cosa? Caso mai… E così si dorme male, disturbati dal continuo suono dell’arrivo di messaggi whatsapp inviati dai tanti “amici” che non hanno sonno e che invece di contare le pecorelle per dormire inviano messaggi all’impazzata. Amici ?Io ad un mio amico che penso stia dormendo o che penso, di notte, possa essere piacevolmente impegnato, non vado ad inviare messaggi intrufolandomi nella sua vita privata.Come non vado a insinuarmi nella sua quotidianità prima di un certo orario la mattina ( alzi la mano, e sono certo sarete in tanti, chi invia e/o riceve whatsapp alle 6 di mattina) o in orario di pranzo.La frenesia dell’uso dello smartphone ci sta togliendo tanti piccoli piaceri. Comunichiamo senza freni inibitori sensazioni e considerazioni a caldo su fatti che, spesso e sovente, si rivelano falsi.Facendo anche delle figure di m… Ma tanto, vista la velocità con cui comunchiamo e il susseguirsi dei messaggi, a breve tutti la dimenticheranno. Diamo sul web alla parola “amici” un valore infinitamente maggiore di quello che essa ha, siamo “costretti” a inviare auguri per compleanni, segnalateci con pignola precisione da Fb, non solo a persone cui teniamo, ma anche a chi conosciamo appena. Insomma, la nostra vita è privata sì, ma della riservatezza, del pudore e del piacere di esternare i propri sentimenti di persona a chi realmente teniamo.Per fortuna, nella vita di ognuno di noi c’è ancora un momento di goduriosa tranquillità: la pausa caffè. Nella speranza che a breve non ci sia anche lo smartphone che ci propini la classica “tazzina”.
A quando il caffè?
Luso, smodato, dello smartphone e la nostra vita quotidiana
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