Sicilia

Bancarotta di una società di telecomunicazioni, arrestate tre persone.

Avrebbero avuto un presunto legame con boss mafiosi.

Redazione

I finanzieri del Comando provinciale di Catania, nell'ambito di un'inchiesta della Procura distrettuale sulla 'T.C. Impianti', hanno arrestato tre persone; l'azienda, fallita nell'aprile dell'anno scorso, è stata attiva ne settore dei servizi per le telecomunicazioni. Sono Francesco Marino, rappresentante legale della società, Giovanni Consolo e Massimo Scaglione in qualità di soci ed amministratori ad essere indagati per bancarotta fraudolenta ed emissione di fatture per operazioni inesistenti, con condotte rese più gravi in quanto sarebbe stato favorito il clan mafioso Pillera-Puntina.

Il Gip ha emesso un'ordinanza cautelare che dispone la misura del divieto temporaneo di esercitare l'attività imprenditoriale per un anno.Dalle indagini delle Fiamme Gialle, nucleo Pef, sarebbe emerso che gli indagati , " a fronte di un passivo di una certa rilevanza della società, pari a circa 800mila euro, prevalentemente costituito da debiti verso l'Erario, avrebbero trasferito, ad un prezzo non congruo, macchinari, attrezzature e posizioni contrattuali verso una nuova società appositamente costituita, la " Easytel", che, contesta l'accusa, ne ha continuato l'attività imprenditoriale".

Per quel che riguarda le fatture di cui non vi è traccia il presunto indebito profitto realizzato, pari all'Iva non versata da parte di "T.C. Impianti", avrebbe un valore di 140mila euro circa. Nell'inchiesta " Easy Order" sono andate a confluire le dichiarazioni di un collaboratore di giustizia ed elementi investigativi che, a parere della Procura, " consentirebbero di poter ricondurre la società a Salvatore Pillera, capostipite dell'omonimo clan, per adesso in stato di detenzione al regime del 41-bis".

Il Gip, accogliendo la richiesta della Dda, ha anche disposto il sequestro delle quote della Easytel e dei relativi beni aziendali e del profitto del reato tributario di emissioni di fatture per operazioni inesistenti, per un valore che supera il milione di euro.

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