Furono fermati dalla guardia di finanza a maggio dello scorso anno, mentre su un peschereccio salpato dal nord Africa trasportavano sei tonnellate di sigarette. Ieri il gup di Marsala Francesco Parrinello, per contrabbando di tabacchi lavorati esteri, ha condannato cinque tunisini.
Due anni e otto mesi di carcere sono stati inflitti al comandante del peschereccio, Ben Moustapha Noamen, a due anni e quattro mesi sono stati condannati i quattro membri dell’equipaggio, Jamel Elajili, Hammadi Dabbabi, Achraf Bettayeb e Aymen Gueddidda.
Il pubblico ministero aveva chiesto pene più severe tra sei anni (per Noamen) e quattro anni e 5 mesi (per tutti gli altri). La difesa è riuscita ad ottenere pene più lievi sostenendo che in cinque imputati sarebbero soltanto l’ultimo anello dell’organizzazione criminale, con base in Libia, che gestisce il contrabbando di “tabacchi lavorati esteri” tra l’Africa e l’Italia.
Insomma, avrebbero un peso specifico criminale molto limitato. Addirittura, forse, i cinque, sempre secondo i legali, sarebbero stati anche minacciati per effettuare quel viaggio. Noamen è stato difeso dall’avvocato palermitano Cinzia Pecoraro, mentre gli altri legali impegnati nel procedimento sono stati Luigi Pipitone (per Bettayeb), Natale Pietrafitta (per Gueddidda), Chiara Bonafede (per Elajili) e Cristina Sciuto (per Dabbabi).