Salute

Corona virus: come nasce l’isteria di massa

Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha firmato ieri il provvedimento anti coronavirus

Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha firmato ieri il provvedimento con il quale, al fine di provvedere al contenimento della diffusione del corona virus, si decreta fino al prossimo 15 marzo la chiusura di tutte le scuole di ogni ordine e grado in tutta Italia, nonché la sospensione di congressi, riunioni, eventi sociali di qualsiasi natura che comportano l’affollamento di persone tale da non consentire il rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro.

L’Italia si sta trovando a fare i conti con una epidemia che necessita inevitabilmente di decisioni drastiche per riuscire a combatterla al meglio, ma nello stesso tempo accanto all’emergenza sanitaria stiamo assistendo sempre di più al dilagare di fenomeni che potremmo ricondurre all’isteria di massa.

Episodi di razzismo nei confronti delle persone provenienti dalle zone colpite principalmente dal virus, le risse al supermercato, lo svuotamento degli scaffali, l’assalto ai disinfettanti ed alle mascherine non sono certamente comportamenti normali volti a prevenire la diffusione del virus ma rispecchiano piuttosto il dilagare dell’isteria di massa.

Ma facciamo chiarezza su cosa sia l’isteria di massa, come si verifica e come è possibile evitarla.

Con il termine isteria di massa si indica un fenomeno sociopsicologico che riguarda il manifestarsi degli stessi sintomi isterici in più di una persona. Questo fenomeno non è affatto nuovo, nel corso della storia l’umanità si è sempre confrontata con fenomeni di questo tipo ogni qualvolta si è trovata ad affrontare situazioni nuove a cui non si sapeva dare una spiegazione con le conoscenze possedute in quel momento.

Per citare alcuni esempi, è il caso del “Ballo di San Vito” , noto anche come “Peste della danza” verificatosi in Europa continentale tra il XIIIed il XVIIsecolo. In questo caso gli individui erano afflitti da una danza spasmodica per intere ore, giorni e mesi fino a quando non crollavano esausti o addirittura morti per infarto o ictus.Si credeva che tale mania del ballo fosse una maledizione inviata da un santo e le persone affette da questa condizione erano sollecitate a frequentare luoghi sacri per pregare per la liberazione dalla sofferenza.

Un altro strano caso da citare è l’epidemia di risate a Tanganyika nel 1962. La curiosa manifestazione ebbe inizio quando in un collegio femminile in Tanzania tre ragazze cominciarono a ridere senza riuscire più a fermarsi. Nel giro di pochi giorni l’epidemia si diffuse in tutta la scuola, tanto che le autorità furono costrette a chiudere il collegio ma con scarsi risultati visto che non si riuscì ad arginare il fenomeno. Il fenomeno isterico collettivo si diffuse anche in altre scuole ed in altri villaggi, tanto che 14 scuole furono costrette a chiudere. Il fenomeno cessò circa 18 mesi dopo il suo inizio.

Questi e tanti altri esempi possono spiegare come certi comportamenti patologici possano essere contagiosi anche al di là di una reale causa effettiva, dunque risultano senza dubbio ancora più possibili di fronte ad un rischio reale quale la diffusione di un virus non conosciuto.

Il corona virus ha scatenato fenomeni di isteria di massa poiché la salute è uno dei bisogni fondamentali dell’uomo e quando questa viene minacciata si accendono paure molto profonde che portano a comportamenti molto particolari, quali l’aumento del pregiudizio e la chiusura mentale verso tutto ciò che non ci è familiare.

“Più le persone sono immerse in questo clima, più si comportano in modo ostile e irrazionale, rispondendo all’impulso di proteggersi”. Questo fenomeno di ansia collettiva, ai giorni nostri, è alimentato da un potentissimo megafono: i social network. Il ruolo dei media dunque è stato cruciale nell’alimentare le paure e quindi l’isteria di massa: se da un lato infatti gli aggiornamenti sui contagi e sul numero di morti sono frequenti, dall’altro le notizie riguardanti i guariti sono quasi inesistenti.

A queste paure si associa inoltre la sfiducia nei confronti delle istituzioni, tratto tipicamente italiano, per cui i controlli e le misure di prevenzione adottate più che rassicurare i cittadini, innescano la paura.

Come combattere dunque il fenomeno dell’isteria di massa ai tempi del corona virus?

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