Secondo il giudice per le indagini preliminari Fabio Pilato, Giovanni Luppino, deve restare in carcere. Dopo la convalida dell’arresto, il gip ha disposto la misura cautelare più grave.
L'agricoltore risponde di favoreggiamento e procurata in osservanza della pena aggravati dal metodo mafioso. Nonostante sia incensurato, «deve sottolinearsi che, per quanto allo stato è dato sapere, l'indagato risulta la persona più vicina allo storico capo della mafia trapanese su cui forze di polizia giudiziaria e magistratura siano riusciti ad oggi a mettere le mani». Lo scrivono i pm di Palermo nella richiesta di convalida dell’arresto e di ordinanza di custodia cautelare per GiovanniLuppino. Luppino è dunque un «collaboratore certamente fidato», scrivono ancora i magistrati, dell’ultimo boss stragista «capace di mantenere fino ad oggi l’anonimato e il suo stesso stato dilatitanza a fronte di centinaia di arresti di fiancheggiatori e decine di prossimi congiunti, verosimilmente custode di verità inerenti le pagine più cupe della storia repubblicana».
Nel frattempo proseguono i rilievi dei carabinieri del Ris nei tanti covi e immobili nella disponibilità di Matteo Messina Denaro. Per ultimo in queste ore sono in corso perquisizioni anche in diversi appartamenti a Castelvetrano nella disponibilità dei parenti più prossimi del latitante e dei loro amici. In particolare quelli del fratello Salvatore Messina Denaro, storicamente legato alla famiglia Risalvato, proprietaria della casa dove è stata trovata la camera blindata.