Cronaca

Femminicidio di Nubia: condanna a 16 anni e 8 mesi per Antonio Madone

Condanna a 16 anni e 8 mesi di reclusione per Antonino Madone, il  60enne muratore di Nubia, frazione di Paceco, accusato di aver ucciso la moglie, d...

Ornella Fulco

Condanna a 16 anni e 8 mesi di reclusione per Antonino Madone, il  60enne muratore di Nubia, frazione di Paceco, accusato di aver ucciso la moglie, dalla quale era separato, nella abitazione familiare in via della Speranza. Il processo si è svolto con il rito abbreviato davanti al gup Cavasino che ha riconosciuto le attenuanti generiche e non l'aggravante della crudeltà. Anna Manuguerra, 60 anni, casalinga, venne trovata morente, il 20 novembre dello scorso anno, nel corridoio della sua villetta di Nubia, dell'anziana madre che abita poco distante. La donna, come emerse dell'autopsia, venne colpita da Madone con 26 coltellate. L'uomo, descritto da tutti come un soggetto dal carattere irascibile, venne arrestato poco dopo dai Carabinieri. E proprio i continui maltrattamenti e le violenze subite per anni avevano indotto Anna Manuguerra a chiedere e ottenere la separazione giudiziale dal coniuge. Madone è stato condannato anche a 3 anni di libertà vigilata e all'interdizione perpetua dai pubblici uffici. Dovrà anche versare 30mila euro a testa di provvisionale a ciascuno dei tre figli, di cui uno è carabiniere, che si sono costituiti parte civile nel processo. Sia il sostituto procuratore Antonio Sgarrella sia l'avvocato Vincenzo Maltese, legale dei familiari della vittima,  avevano chiesto la condanna a 30 anni di reclusione (il massimo della pena edittale prevista per il rito abbreviato) e nessuno sconto di pena, riconosciute tutte le aggravanti contestate. Èpassata, invece, la linea del difensore di Madone, l'avvocato Orazio Rapisarda,  che aveva chiesto di non riconoscere l'aggravante della crudeltà. L'uomo, nel corso dell'indagine, aveva ammesso davanti al pm di avere colpito la ex moglie con un coltello durante una lite. Secondo la sua versione era stata la donna a minacciarlo impugnandolo e, nella foga di difendersi, lui aveva cominciato a colpirla; un delitto d’impeto, quindi, non premeditato. Anna Manuguerra era stata descritta da tutti coloro che la conoscevano come una donna mite e gentile che, per lungo tempo, aveva subito in silenzio i soprusi del marito per amore dei figli. Il giudice si è riservato il termine di 90 giorni per il deposito della motivazione della sentenza che potrà essere appellata, eventualmente, solo dalla Procura e non dalle parti civili.

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