Cronaca

Finti matrimoni per ottenere la cittadinanza italiana, la Guardia di Finanza arresta 5 persone e ne denuncia altre 5

Operazione "Paraninfo": donne compiacenti si prestavano ai finti matrimoni con tunisini

Ornella Fulco

Organizzavano matrimoni di facciata, con donne compiacenti residenti in Italia per garantire la permanenza sul nostro territorio di migranti irregolari, in particolare di origine tunisina. A smantellare l'organizzazione criminale dedita a tale attività sono stati i militari della Tenenza della Guardia di Finanza di Mazara del Vallo sulla scia dell’operazione “Sunrise” del 2017 che aveva portato all'arresto di 5 soggetti e alla denuncia a piede libero di altrettanti responsabili per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e contrabbando di tabacchi lavorati esteri.Lenuove indagini sviluppate conil coordinamento della Procura della Repubblica di Marsala, hanno portato alla denuncia per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina di 11 persone residenti tra Mazara del Vallo, Campobello di Mazara, Castelvetrano e Ribera, di cui cinquedonne (quattro italiane e una di origini tunisine) e sei uomini tutti di nazionalità tunisina, 4 dei quali già arrestati nell'operazione “Sunrise”.Il core business dell’organizzazione criminale consisteva appunto nel combinare finti matrimoni tra donne residenti le quali, in cambio di mille euro – come da loro stesse ammesso in sede di interrogatorio – e alla presenza di testimoni altrettanto conniventi, si sono prestate a simulare il proprio assenso a contrarre matrimonio civile presso i Municipi di Campobello di Mazara, Castelvetrano e Ribera. Lo scopo essenziale della frode era quello di far cosi ottenere ai migranti clandestini, falsi sposi, il permesso di soggiorno da utilizzare per spostarsi liberamente all’interno dell’Unione Europea.Chi si occupava di reclutare le donne consenzienti con cui organizzare i matrimoni era una coppia di coniugi di Campobello di Mazara, formata da un tunisinoe da una donna di origini campobellesi. Ovviamente i finti sposi, come accertato dalle indagini, benchè conviventi sulla carta non avevano alcun tipo di rapporto, conducendo vite completamente separate. E’ stato anche accertato che i migranti tunisini che hanno beneficiato del sistema hanno ripagato il “servizio” o versando somme pari a 15.000 dinari tunisini (circa 5.000 euro) o assicurando la propria disponibilità a detenere e rivendere sigarette importate di contrabbando dalla Tunisia oppure a fungere da conduttori di gommoni veloci utilizzati per il trasporto di migranti clandestini dalle coste tunisine a quelle mazaresi.

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