Il caso D'Alì irrompe sulla campagna elettorale

Una bomba. La notizia della richiesta di misura di prevenzione con l'obbligo di soggiorno recapitata al senatore Antonio D'Alì, candidato a Sindaco di Trapani, ha avuto un effetto devastante in città. Aldilà delle posizioni politiche, aldilà delle simpatie o antipatie nei confronti del senatore, la richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo va a incidere in maniera consistente sulla campagna elettorale non solo di Trapani, dove il senatore è impegnato in prima persona, ma anche di Erice dove è facile prevedere che anche sui suoi alleati ci possano essere ripercussioni dal punto di vista dell’elettorato. La notifica del provvedimento da parte della DDA, avvenuta poco dopo la chiusura dei termini per la presentazione delle candidature (che a questo punto preclude alla coalizione ogni ipotesi di “cambio di cavallo”) ha dato la stura alle polemiche ed il senatore forzista ha facile gioco nel sostenere di essere bersaglio di chi non vuole che sia il prossimo sindaco della città. Ebbene, noi non andremo a fare dietrologia, ma a raccontare, con la tempistica che il fatto evidenzia, quanto successo. Ora si attende solo di sapere se il senatore D’Alì ritirerà la candidatura o, visto che la proposta di misura di prevenzione per obbligo di soggiorno nel comune di residenza verrà discussa nel prossimo mese di luglio, andrà avanti. Certo che, aldilà del fatto che tutti si dichiareranno garantisti, svolgere una campagna elettorale con una spada di Damocle così pesante sulla testa sarà dura. Intanto, la stessa campagna elettorale di D’Alì è sospesa ed ogni appuntamento cancellato. Si va avanti di momento in momento: la marcia del senatore D’Alì verso palazzo D’Alì è una navigazione a… vista.