Attualità

"Il gioco mi stava distruggendo la vita", un ex giocatore si racconta

L'amore salva. No, non è una delle solite, sdolcinate frasi da scatola di cioccolatini ma la "cifra" di quello che è accaduto a Francesco, giocatore p...

Ornella Fulco

L'amore salva. No, non è una delle solite, sdolcinate frasi da scatola di cioccolatini ma la "cifra" di quello che è accaduto a Francesco, giocatore patologico trapanese - in cammino verso la guarigione - che abbiamo incontrato e intervistato: 42 anni, un lavoro dipendente, una compagna, una vita all'apparenza normale vissuta, invece, negli ultimi dieci anni, sull'orlo dell'abisso. L'amore, dicevamo, quello ritrovato per se stesso, prima di tutto, ma anche l'amore di chi lo ha restituito alla propria dignità e responsabilità. Francesco (non è il suo vero nome) a quei "banditi con un braccio solo" - come vengono chiamate nel mondo anglosassone le slot machines - ha rischiato di consegnare, oltre a tutti i soldi giocati e persi, anche le cose più importanti della vita, il rispetto di sé e l'amore della sua donna. E' stata questa la molla, ci ha raccontato nel corso della chiacchierata avvenuta nella sede dell'associazione Co.di.ci., che lo ha portato a dire basta al gioco e ad una vita che diventava sempre più stretta e difficile. "Ho toccato il fondo e per questo ho deciso di cercare aiuto - esordisce - dopo aver iniziato per scherzo, con qualche amico, circa dieci anni fa. Ho cercato io stesso, via internet, chi potesse aiutarmi a Trapani, ero stanco di tutti gli errori che avevo fatto". Francesco racconta di essere caduto gradualmente nel gioco patologico: "Inizi a vincere e ti piace, poi perdi e cominci a giocare sempre di più per recuperare. Una situazione che ti porta ad esaurire i soldi che hai e che non devi far trapelare con nessuno. Mai avrei potuto parlarne con la mia famiglia di origine. Allora cominci a rivolgerti a chiunque possa darti del denaro, agli amici - a cui racconti bugie per ottenerli - ma anche a gente che trovi lì a gironzolare nelle sale gioco, pronta ad offrirti un prestito quando si accorgono che hai esaurito i tuoi soldi". E se i soldi non li hai possono pure arrivare le minacce, di vario genere. "A me è capitato di riceverne ma, più che altro, mi dicevano che avrebbero raccontato alla mia compagna e alla mia famiglia quella che era la mia situazione, per fortuna non sono arrivati a minacciarmi di conseguenze fisiche". L'anno scorso, però, le cose sono cambiate: la compagna di Francesco ha iniziato a capire che c'era qualcosa che non andava. "Lei ha scoperto che avevo dei debiti di gioco e questo ha cominciato a creare dei problemi tra di noi, poi, alcuni mesi fa, mi ha messo alle strette e ho dovuto raccontarle la verità, tutti i debiti che avevo accumulato, cosa avevo fatto". Francesco racconta di essere arrivato a giocare - e perdere - anche fino ad una media di 500 euro al mese, "senza neanche accorgermene". "Quello che mi dispiace è di aver privato me stesso, e soprattutto chi mi sta accanto, di tante cose, di tante opportunità - sottolinea - ma l'amore della mia compagna non potevo, non volevo perderlo. E' questo che mi ha spinto a cercare aiuto per smettere". Dallo scorso mese di giugno Francesco incontra regolarmente la dottoressa Cristina Palumbo, la psicologa del centro di ascolto di Co.di.ci., che gli ha assicurato il sostegno necessario per avviare e proseguire il suo percorso di liberazione dalla dipendenza. "E' stata dura raccontare le mie cose a persone estranee - ammette Francesco - ma, grazie a loro e alla mia compagna che mi è stata vicina - e non è facile in queste situazioni avere un supporto familiare - e tuttora continua ad esserlo, ci sono riuscito. Non so se senza di lei sarei arrivato dove sono adesso. La mia relazione era abbastanza compromessa. Quello che ho fatto l'ho fatto per me stesso ma lo devo anche a lei e a tutte le persone che mi sono più vicine". Adesso Francesco si sente "sereno e più responsabile" della sua vita. "Il gioco non fa più parte della mia quotidianità. Non ho più la tentazione di entrare in una sala gioco. Ci passo davanti, anche con la mia compagna, mi ricordo che ci trascorrevo interi pomeriggi ma adesso non ne sento più il bisogno. Non ci voglio più cadere, è solo un modo per rovinarsi la vita". "Quando giocavo - dice a conclusione dell'intervista, il cui audio integrale potete ascoltare qui sotto - 100 euro mi duravano due minuti e, invece, per guadagnarli onestamente ci vuole tempo. Anche prima lo sapevo ma non ci pensavo. Se, con questa mia testimonianza, posso aiutare qualcuno a liberarsi da questa dipendenza ne sarò felice. Smettere è possibile - conclude - bisogna solo trovare la volontà di farlo". Un fenomeno, quello del gioco patologico, la cui dimensione è in crescita anche nel territorio trapanese. "La cosa è allarmante - spiega la dottoressa Palumbo - anche perchè l'età dei giocatori si abbassa sempre di più, il fenomeno investe anche ragazzi minorenni, con tutti i rischi che questo comporta". La "rete" familiare e amicale attorno a questi soggetti è un elemento importante, sia per sostenerli quando decidono di avviare un percorso di liberazione dalla dipendenza dal gioco sia nelle fasi precedenti, prestando attenzione a quelli che possono essere i "sintomi" di una ludopatia: "la tendenza ad isolarsi - spiega la psicologa di Co.di.ci - a ritagliarsi spazi, durante la giornata, in cui nessuno sa cosa faccia il soggetto, variazioni significative nella disponibilità di denaro possono essere dei campanelli d'allarme da non sottovalutare". L'associazione Co.di.ci., il cui referente provinciale è l'avvocato Vincenzo Maltese, ha sede in via Giulio Cesare 7 a Casa Santa-Erice ed è impegnata, insieme ad altri soggetti, tra cui il Coordinatore regionale per la Sicilia della campagna nazionale "Mettiamoci in gioco" Gino Gandolfo, in attività di sensibilizzazione, dei cittadini ma anche delle Istituzioni, sulle conseguenze del gioco d'azzardo patologico. Recentemente ha avviato una serie di contatti con la Prefettura, per l'istituzione di un tavolo di monitoraggio e ha anche allestito una bozza di disegno di legge da presentare all'Ars contenente misure a contrasto del fenomeno. Ascolta l'intervista con Francesco (per proteggere la privacy è stato alterato il tono della voce) [audio mp3="https://www.trapanioggi.it/varie/intervista_con_francesco.mp3"][/audio] Ascolta l'intervista con la dottoressa Cristina Palumbo [audio mp3="https://www.trapanioggi.it/varie/intervista_dottoressa_palumbo.mp3"][/audio]

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