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Mafia, sequestrati beni per 5 mln di euro a due imprenditori [VIDEO]

Beni per un valore di oltre 5 milioni di euro sono stati sequestrati dalla DIA all'imprenditore Marco Giovanni Adamo, 71 anni, e al figlio Enrico Mar...

Ornella Fulco

Beni per un valore di oltre 5 milioni di euro sono stati sequestrati dalla DIA all'imprenditore Marco Giovanni Adamo, 71 anni, e al figlio Enrico Maria, 42 anni, originari di Castelvetrano. Quest'ultimo è stato consigliere comunale e per due volte assessore, dal luglio 2009 al maggio 2015 e, prima, dal giugno 2007 al novembre 2009 Si tratta di appartamenti, terreni, conti bancari, automezzi, un'imbarcazione da diporto e tre aziende. Il provvedimento è stato emesso dal Tribunale di Trapani - Sezione Misure di Prevenzione - su proposta avanzata dal Direttore della DIA, Nunzio Antonio Ferla, d'intesa con il procuratore aggiunto Bernardo Petralia, coordinatore del "Gruppo Misure di Prevenzione" della DDA di Palermo. Marco Giovanni Adamo, imprenditore molto attivo nel settore del movimento terra, con le proprie aziende, è stato impegnato nella realizzazione di grandi opere pubbliche e private che hanno interessato le provincie di Trapani e Agrigento, come le condotte idriche per la distribuzione irrigua delle acque della diga Delia di Castelvetrano, il metanodotto tra Menfi e Mazara del Vallo e l'acquedotto Montescuro Ovest (nelle province di Palermo, Agrigento e Trapani). Secondo le risultanze giudiziarie degli ultimi decenni, Adamo si sarebbe sbarazzato delle imprese concorrenti con metodi mafiosi, potendo contare sull'appoggio del clan mafioso capeggiato da Matteo Messina Denaro con cui sono emersi rapporti sin dall'infanzia. Anche la mafia agrigentina avrebbe subìto la volontà del boss castelvetranese con l'imposizione dell'impresa di Adamo a discapito anche di aziende di altri affiliati. Il figlio Enrico Maria avrebbe seguito le orme del padre, divenendo amministratore delle aziende di famiglia quando quest'ultimo temeva di poter essere raggiunto da provvedimenti giudiziari, perpetuando i rapporti con l'organizzazione mafiosa. Secondo gli investigatori vrebbe consentito l'infiltrazione mafiosa delle imprese di Lorenzo Cimarosa, recentemente scomparso e all'epoca referente imprenditoriale di Cosa Nostra, nei lavori per la realizzazione del centro comunale polifunzionale di Castelvetrano, formalmente aggiudicati da una impresa ragusana poi colpita da provvedimento interdittivo della Prefettura di Trapani. Sotto il profilo patrimoniale le indagini avrebbero accertato l'esistenza di una palese situazione di sperequazione fra i redditi dichiarati dagli Adamo e la formazione del loro patrimonio. Peraltro, secondo il Tribunale di Trapani, anche i redditi d'impresa dei due sono da considerarsi illeciti perché realizzati avvalendosi di metodi mafiosi.

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