Dopo lentrata in vigore nel 2015 della nuova normativa, introdotta da Papa Francesco con il motu proprio "Mitis iudex" sulle cause di nullità matrimoniali, nella Diocesi di Mazara del Vallo sono state emesse, da parte del vescovo Domenico Mogavero, le prime quattro sentenze definitive di nullità su altrettanti casi che erano stati sottoposti allesame. La nuova normativa ha restituito al vescovo diocesano la propria funzione, per diritto divino, di siudice nelle cause dei propri fedeli. Queste cause di nullità dapprima venivano trattate dal Tribunale ecclesiastico regionale oggi chiamato Tribunale ecclesiastico interdiocesano davanti al quale oggi si continuano a dibattere, invece, le cause col processo ordinario. La normativa, infatti, introduce, accanto al processo ordinario, che prevede una terna di giudici sacerdoti e laici (quello appunto trattato dal Tribunale regionale), una nuova procedura chiamata brevior (più breve), nel quale a decidere è il vescovo della Diocesi. La possibilità di chiedere tale nuovo processo, la cui forma deve ritenersi straordinaria, è soggetta a due condizioni. La prima che la domanda sia proposta da entrambi i coniugi o da uno di essi, col consenso dellaltro; la seconda che ricorrano circostanze di fatti e di persone [...] che rendano manifesta la nullità (can. 1683). «Il doppio binario su cui si muove la nuova prassi giudiziaria della Chiesa è costituito da celerità dei processi e da giusta semplicità avendo come fine che il cuore dei fedeli che attendono il chiarimento del proprio stato non sia lungamente oppresso dalle tenebre del dubbio», spiega don Orazio Placenti, vicario giudiziale della Diocesi di Mazara del Vallo. Il primo passo è laccoglienza, da parte dellapposita commissione diocesana per i processi breviori, dei coniugi che intendono chiedere la nullità del proprio matrimonio. Èin questa sede che i coniugi vengono aiutati a formulare il libello, cioè la narrazione della vicenda coniugale e lindividuazione del motivo giuridico per cui si chiede la nullità, insieme ai documenti e alle testimonianze che confermano la narrazione dei coniugi. Presentato il libello, firmato da entrambi i coniugi, al vescovo, spetta a lui verificare lesistenza del secondo necessario requisito, cioè lesistenza di «circostanze di fatti e di persone, sostenute da testimonianze o documenti, che non richiedano una inchiesta o una istruzione più accurata, e rendano manifesta la nullità». Se lesame è positivo, il vescovo firma il Decreto di ammissione al processo breviore e delega un giudice istruttore, nominando anche il cosiddetto difensore del vincolo e un notaio. A questo punto inizia listruzione della causa con lesame giudiziario delle parti e dei testi, possibilmente «in una unica sessione» (can. 1686). Raccolte le prove, gli atti vengono pubblicati, cioè messi a disposizione del difensore del vincolo e delle parti per eventuali osservazioni e, scaduto il termine, vanno al vescovo per la sentenza. Emessa la sentenza e comunicata alle parti, decorrono 15 giorni per un eventuale appello e, trascorso il termine, la sentenza di nullità diventa esecutiva e viene comunicata ai parroci per lannotazione nei registri parrocchiali di matrimonio e di battesimo. La sentenza esecutiva con cui si dichiara la nullità di un matrimonio permette a ciascuna delle parti di celebrare anche un nuovo sacramento del matrimonio con persona diversa. A oggi, nella Diocesi di Mazara del Vallo, sono state introdotte 18 cause di nullità matrimoniale davanti al vescovo.
Matrimoni nulli, emesse dal vescovo le prime quattro sentenze
Dopo lentrata in vigore nel 2015 della nuova normativa, introdotta da Papa Francesco con il motu proprio "Mitis iudex" sulle cause di nullità matrimo...
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