Cronaca

Messina Denaro. Un migliaio i pizzini sui quali stanno lavorando gli investigatori

Anche le indicazioni su come trovare telecamere e microspie

Laura Spanò

Ci sarà da lavorare e tanto per i carabinieri dei Ros che indagano sulla latitanza dell'ex primula rossa di Castelvetrano. Una miniera di informazioni su cui lavorano gli investigatori, coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo, dal 16 gennaio scorso, giorno dell’arresto del latitante e del ritrovamento dei pizzini. Sono oltre mille i biglietti scritti a mano da Matteo Messina Denaro e trovati nei tre immobili perquisiti dai carabinieri del Ros.

Si trovano indicazioni di affari, suggerimenti, raccomandazioni ai parenti, pensieri esistenziali, lettere d’amore a diverse donne. Insomma c’è di tutto nei pizzi rinvenuti nella casa di vicolo San Vito dove Messina Denaro ha trascorso da giugno scorso l’ultima parte della latitanza, nella casa rurale di contrada Strasatti-Paratore, ancora a Campobello, stazione di posta per la sorella Rosalia, e la casa di famiglia dove la donna è stata arrestata ieri e dove trascorreva la notte assieme alla madre e alle due sorelle in via Alberto Mario a Castelvetrano.

L'ex padrino raccomandava alla sorella di sbarazzarsi subito dei pizzini, distruggendoli, ed invece Rosalia, la sorella li ha conservati. Alcuni per anni. Ci sono appunti che risalgono al 2010, ed altri molto più recenti. Ci sono dalle indicazioni su come trovare le telecamere e le microspie (secondo gli investigatori, le informazioni potrebbero provenire da rappresentanti delle forze dell’ordine), agli auguri alla figlia Lorenza con cui non ha un buon rapporto.

Intanto sarà sentita lunedì nel corso dell’interrogatorio di garanzia davanti al gip, nel carcere di Pagliarelli, Rosalia Messina Denaro, sorella dell'ex capomafia di Castelvetrano, arrestata ieri per associazione mafiosa. La donna sarà assistita dall’avvocato Daniele Bernardone e non dalla figlia Lorenza Guttadauro che invece è stata nominata legale di fiducia dal boss. Rosalia è accusata di aver gestito la «cassa» della famiglia, di aver fatto da collettrice dei pizzini coi quali il capomafia comunicava con i suoi, di essere stata insomma fedele esecutrice delle volontà del fratello durante la latitanza.

Rosalia "Rosetta" per i familiari ha anche conservato un biglietto che il fratello ha indirizzato alla figlia Lorenza in occasione del diciassettesimo compleanno. “Ogni mondo ha i suoi demoni diversi da quelli degli altri — scriveva il boss —. Stai lontana da mondi che non conosci. Io sono entrato in altri mondi al prezzo della sofferenza, ma tu non osare mai, ti prego. È il solo augurio che oggi posso farti, figlia mia”. E' decisamente diverso invece ultimamente il tono rivolto alla figlia: “Cresciuta male, degenerata nell’intimo”, scriveva.

Ci sono poi gli affari e gli interessi economici. Come il biglietto in cui chiedeva alla sorella Rosalia di rivolgersi a “parmigiano” per avere 40.000 euro. Dalla comparazione delle date è probabile che i soldi servissero per rimpinguare la cassa dopo che il capomafia aveva comprato la casa di vicolo San Vito.

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