Attualità

Mostra personale di Gio Montez al Museo diocesano di arte contemporanea “San Rocco”

Il tema della assenza del soggetto nella rappresentazione con oltre 30 opere pittoriche e disegni

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Un’inaugurazione insolita quella della mostra SENZA NOME di Gio Montez. Essa infatti introduce al lavoro dell’artista romano, già allievo dell’azionista viennese Hermann Nitsch, con un’azione performativa collettiva chiamataAZIONE N. 20 - AD RENOVATIONEM URBIS. Essa, ricollegandosi alla solenne Processione delle venti “vare” dei Misteri del Venerdì Santo, intende presentare alla comunitàil nuovo Mistero della “Risurrezione”affidato alceto degli “artisti”, per una “chiamata alle arti” che, mentre vuole dare speranza di nuova vita a tutti, auspica anche una resurrezione artistica, ma non solo, della città di Trapani.

L’azione performativa avrà inizio alle ore 21.00 in una delle sale del Museo San Rocco con la creazionedi unTableau Vivantche rappresenta la Maddalena, San Giovanni e San Pietro al cospetto del Santo Sepolcro trovato vuoto. Essi saranno colti, dopo la corsa verso la tomba, nel momento di sospensione in cui constatano la presenza del Corpo di Cristo Risorto nella forma della sua Assenza.Questa Presenza Assente sarà concettualmente restituita dalla composizione scultorea della sindone e dei teli distesi sulla“vara” della Risurrezione, la cui concezione prende spunto da una suggestiva lettura esegetica del Vangelo di Giovanni.

A questo punto (alle ore 22.00) gli “artisti” diventeranno portatori della “vara” in unapiccola processioneche, uscendo dal Museo, percorrerà via Turretta, via Pesci, via Torrearsa, corso Vittorio Emanuele e via Turretta, per rientrare quindi al Museo. La “vara” della Risurrezione entrerà a far parte delle opere esposte nella mostra.

IL TITOLO DELLA MOSTRA.«La non-scultura della “vara” della risurrezione - afferma il curatore Liborio Palmeri - contiene già in sé i temi della mostra e del suo titolo SENZA NOME. Non avere ancora un nome significa infatti non avere ancora un’identità e corrisponde a quella condizione pre-logica del linguaggio che è fatta di segni che non sono ancora decodificabili in un codice linguistico comprensibile. L’artista Gio Montez, a ritroso, ricerca questa condizione che precede l’identificazione. E poiché l’identificazione di un oggetto corrisponde alla sua forma, l’azione creativa di Gio Montez cerca di presentare l’oggetto da lui creato assolutamente libero da ogni sovrastruttura morfologica, anzi il suo primo intento è di trovare l’oggetto come compiuto prima che assuma una forma. Da qui l’uso di materiali già esistenti che promanano una piena resa estetica in forza dell’invenzione (nel senso letterale di ritrovamento) da parte dell’artista, esattamente come dei ready made, ma senza forma. Quindi come il corpo del Risorto manifesta la potenza della sua identità divina nell’assenza del suo Corpo, così l’opera d’arte rivela la presenza dell’artista in quanto assente rispetto alla sua formazione».

ARTISTI COINVOLTI.L’Atelier Montez di cui Gio Montez fa parte è formato da un gruppo di artisti che lavorano spesso insieme e che si sostengono a vicenda. Gio Montez è quindi abituato a coinvolgere altri artisti nei suoi lavori. Quindi anche nella mostra SENZA NOME di Trapani si annoverano l’intervento scultoreo-istallativo di Kaey, i contributi fotografici di Dario De Blasi e Tomasz Waraksa,l’abitinud’argento realizzato da Quan Michele Rubino D’Autilia, l’effige del toro di San Luca disegnata da Davide Bica sullo stendardo, la partecipazione di Andrea Salvaggio e di alcuni altri artisti operanti sulla scena artistica Trapanese.

LE OPERE IN ESPOSIZIONE -La ricerca poetica che Gio Montez definisce “arte d’azione” affronta trasversalmente il tema della assenza del soggetto nella rappresentazione.Conoltre 30 opere pittoriche e disegniin esposizione l’artista esplora le possibilità della rappresentazione informale in due dimensioni, sperimentando molteplici approcci formativi diversi fra loro, lasciando costante l’intento artistico di presentare l’assenza. «L’Assenza del soggetto della rappresentazione sposta il Soggetto stesso al di fuori di essa» dice Gio Montez.

Anchel’installazione modulare anamorfica “NonÈternit”, i cui moduli di metallo e lamieresi trovano ora esposti nello spazio museale,riprende concettualmente e attualmente lo stesso discorso sull’informale. Tutte le opere esposte creano nell’insieme una coerente linea poetica che attraversa diverse declinazioni dell’informale nei generi del disegno e della pittura e dellascultura;il tema è ripreso e sviluppato anche nell’installazione e nella performance.Per Gio Montez «la pittura è un pensiero bilaterale. Dipingere significa concepire l’esserci in due dimensioni geometriche; alludere alla dimensione mancante restituendola in due dimensioni; presentarne l’assenza; concepire la trasformazione dell’essere su di un piano».

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