Cronaca

Omicidio Coraci: arrestati per spaccio il padre e la sorella dei presunti assassini

Nuovi sviluppi nelle indagini scaturite dall'uccisione di Enrico Coraci avvenuta lo scorso 21 novembre in via Ruisi. Il 34enne venne colpito al petto ...

Ornella Fulco

Nuovi sviluppi nelle indagini scaturite dall'uccisione di Enrico Coraci avvenuta lo scorso 21 novembre in via Ruisi. Il 34enne venne colpito al petto con un fucile a pallettoni calibro 12 e della sua morte furono ritenuti responsabili e quindi arrestati due fratelli: Francesco e Vincenzo Gatto, di 22 e 29 anni. L'episodio venne inquadrato dagli inquirenti nell'ambito di un regolamento di conti legato al mercato dello spaccio di stupefacenti. A finire in manette, stavolta, sono stati il padre e la sorella dei due, il 50enne Gianfranco e la 25enne Graziella, accusati di concorso in spaccio di sostanze stupefacenti. Ad eseguire l'ordinanza di custodia cautelare disposta dal giudice per le indagini preliminari Antonio Cavasino su richiesta dal pm Rossana Penna, che ha coordinato le indagini insieme al procuratore capo Marcello Viola, sono stati i militari della Compagnia Carabinieri di Alcamo. Nell’ambito delle indagini è emerso che i componenti della famiglia Gatto gestivano da tempo un'attività di commercio e cessione di sostanze stupefacenti, soprattutto cocaina e marijuana. In particolare, Graziella Gatto vendeva droga "al dettaglio" presso la sua abitazione sita nella zona cosiddetta del "Villaggio regionale", a pochissima distanza dal luogo dell’omicidio, mentre il padre Gianfranco si occupava dell’approvvigionamento e custodia dello stupefacente e del recupero dei crediti vantati nei confronti dei clienti. L'uccisione di Coraci sarebbe proprio riconducibile ad un credito che l'uomo aveva, per una serie di acquisti di cocaina, verso i Gatto. Si ipotizza che, la sera della sua uccisione, Ernesto Coraci fu attirato da Francesco e Vincenzo Gatto proprio a casa della sorella, dove abitualmente avveniva lo spaccio, con il pretesto di chiarirsi dopo la lite avuta qualche ora prima davanti ad una panineria in piazza della Repubblica ma, in realtà, con lo scopo di tendergli l’agguato a colpi di fucile. L’uomo venne ricoverato, in prognosi riservata, all’ospedale “Cervello” di Palermo dove fu sottoposto ad un delicato intervento chirurgico ma ciò non bastò a salvargli la vita. L’arma del delitto, un fucile da caccia a canna mozza calibro 12, con matricola abrasa, venne ritrovato dagli investigatori, ancora caricato con tre cartucce a pallettoni, nascosto tra l’erba alta ed alcuni massi in un terreno poco distante dall’abitazione dei Gatto in contrada Gammara.

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