Cronaca

Paceco. Polizia e finanza eseguono una maxi confisca di beni contro Vito Marino [VIDEO]

Polizia e Finanza hanno eseguito il provvedimento dei giudici delle misure di prevenzione per un ammontare di 15 milioni di euro

Laura Spanò

Agenti della Polizia di Stato in servizio presso la Divisione Anticrimine della Questura di Trapani e Finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Trapani hanno eseguito un decreto di sequestro e confisca di beni emesso dal Tribunale di Trapani, nei confronti di Vito Marino, 54 anni di Paceco in carcere da due anni, accusato di avere sterminato nel 2006 sterminato la famiglia di Angelo Cottarelli a Brescia. Angelo Cottarelli, 56 anni, la compagna Marzenne, 41, e il figlio Luca, 17, furono uccisi nella villetta di via Zuaboni, nel quartiere Urago Mella, alla periferia di Brescia.

Il Tribunale delle misure di prevenzione di Trapani ha confiscato il patrimonio intestato a lui e a suoi familiari, valore 15 milioni di euro. Vito Marino è figlio di Girolamo Marino, detto “Mommo u nanu”, capo mafia ucciso da Matteo Messina Denaro nel 1986, a punizione di uno sgarro.

La decisione dei giudici è arrivata a conclusione delle indagini condotte dalla Divisione anticrimine della Questura di Trapani, diretta dal primo dirigente Giovanni Leuci, e dai Finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Trapani comandato dal tenente colonnello Fabio Sava. La proposta di confisca del Questore di Trapani è stata perfettamente recepita e condivisa dai giudici del Tribunale. "L’azione sinergica tra Polizia Anticrimine e Guardia di Finanza nel settore della ablazione patrimoniale antimafia rientra tra le strategie avviate dal Servizio Centrale Anticrimine nel suo impulso ai Questori sul territorio nazionale”.

L'odierno provvedimento fa seguito a quello di sequestro preventivo eseguito nel giugno del 2018, il risultato delle attività d’indagine condotte a suo tempo da entrambe le Forze di Polizia e che aveva portato alla scoperta dell’esistenza di un’associazione a delinquere dèdita alla commissione di truffe finalizzate all’indebita percezione di ingenti contributi pubblici a valere sul bilancio nazionale e comunitario per un importo complessivo di oltre 29 milioni di euro e al loro successivo reimpiego tramite operazioni di interposizione fittizia effettuate da società riconducibili allo stesso Vito Marino. Proprio in tale contesto era maturato l’omicidio di Angelo e Luca Cottarelli e di Marzenna Topor, avvenuto a Brescia il 28 agosto 2006, per il quale Vito Marino è stato condannato in via definitiva all’ergastolo. E questo al culmine di un irrisolvibile contrasto tra Marino e Cottarelli, insorto nell’ambito della maxi truffa realizzata proprio da Marino, a capo di un’associazione a delinquere della quale fecero parte altri soggetti, professionisti e faccendieri, vicini anche a esponenti all’epoca dei Governi regionale e nazionale, per accaparrarsi illeciti finanziamenti.

Tra le società beneficiarie di ingenti contributi pubblici furono la Vigna Verde, la Olearia Pacheco, e la Ceralseed, società cartiere per ottenere fondi pubblici. La confisca ha riguardato 26 beni immobili, 2 beni mobili e 9 società (con i relativi capitali sociali e i pertinenti beni aziendali) nonché 8 conti correnti e rapporti bancari per un valore di circa 15 milioni di euro, in larga misura già colpiti dall’originario provvedimento di sequestro preventivo. Dopo una attenta analisi eseguita anche nel corso del periodo in cui tutti i beni erano stati oggetto di amministrazione controllata, sono più recentemente emersi elementi idonei a quantificare l’entità delle truffe per un valore nettamente superiore a quello dei beni oggetto di originario sequestro, così il Tribunale di Trapani ne ha disposto il sequestro per equivalente di ulteriori, facenti parte del compendio aziendale della “CANTINA SOCIALE RINASCITA Società Cooperativa Agricola a mutualità prevalente” fino al raggiungimento della somma dell’illecito arricchimento conseguito dai Marino.

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