Cronaca

Truffa e abuso ufficio, indagati il vescovo Mogavero e altre sei persone

Truffa sui contributi per costruire la chiesa di San Lorenzo nel quartiere Trasmazzaro-Miragliano; questa l'ipotesi dl reato contestata dalla Procura ...

Ornella Fulco

Truffa sui contributi per costruire la chiesa di San Lorenzo nel quartiere Trasmazzaro-Miragliano; questa l'ipotesi dl reato contestata dalla Procura della Repubblica di Marsala al vescovo della Diocesi di Mazara del Vallo Domenico Mogavero e ad altre sette persone. L'opera era stata finanziata dalla Conferenza episcopale italiana e dalla Regione Siciliana. L'opera è costata 3 milioni ma 500 mila euro sarebbero finiti altrove. Oltre alla truffa al vescovo viene contestato il reato di abuso d'ufficio. Mogavero è già indagato, da oltre un anno, per appropriazione indebita per presunti ammanchi milionari e per un utilizzo improprio dei fondi dell'8 per mille. La nuova ipotesi di reato, contestata anche al suo predecessore, monsignor Calogero La Piana, vescovo di Mazara dal 2002 al 2006 prima di essere trasferito a Messina, all'architetto Francesco Scarpitta e all'ingegnere Bartolomeo Fontana che hanno curato il progetto e la realizzazione della chiesa, è contenuta nell'avviso di conclusione delle indagini che è stato notificato a tutti gli indagati a firma del sostituto procuratore Antonella Trainito. Mogavero, che è assistito dagli avvocati Caleca e Pellegrino, nei prossimi giorni chiederà di essere sentito dagli inquirenti. Tra gli altri indagati ci sono anche l'ex economo della Curia, don Franco Caruso, Antonino Gaudente e Gaetano Stradella, titolari delle ditte che hanno realizzato la chiesa che è stata costruita su un terreno acquistato dalla Diocesi di Mazara negli anni Novanta quando era vescovo monsignor Emanuele Catarinicchia. Il contributo alla Cei fu chiesto dal vescovo La Piana e la parrocchia di San Lorenzo fu costruita dal 2007 al 2011 e inaugurata da monsignor Mogavero nel 2012. La truffa ipotizzata nell'indagine sarebbe consistita nel richiedere alla Regione Siciliana il contributo per la realizzazione dell'opera che era già stata finanziata dalla Cei con fondi dell'8 per mille. A Mogavero, i pm contestano di aver firmato falsi contratti, falsi stati di avanzamento dei lavori e di consegna dell'opera. Per la realizzazione di quella e altre due chiese, la Diocesi ha anche contratto un mutuo da 4 milioni di euro. La nuova ipotesi di reato sarebbe emersa dagli accertamenti sul bilancio della Diocesi che gli investigatori hanno passato al setaccio da tre anni per fare chiarezza sul grosso buco che monsignor Mogavero ha sempre ammesso pur sostenendo di essere all'oscuro dei movimenti che lo avrebbero provocato. L'avviso di conclusione delle indagini riunisce tutti gli episodi contestati alla gestione economica del vescovo di Mazara, a cominciare da 570.000 euro di fondi dell'8 per mille che sarebbero stati destinati ad altro e non ad iniziative benefiche come prevede la legge. Gli investigatori della Finanza hanno cercato di districarsi tra i tanti conti correnti, tra cui una sorta di conto segreto (di cui monsignor Mogavero ha sempre detto di essere all'oscuro) tutti riconducibili alla Curia che hanno movimentato centinaia di migliaia di euro dei fondi della Diocesi da e per conti privati. Tutte operazioni che sarebbero state effettuate sotto l'egida dell'ex economo don Franco Caruso accusato di malversazione e che, sentito dagli inquirenti, sostiene invece che Mogavero fosse a conoscenza di tutto.

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