Belice: 53 anni fa il terremoto che sconvolse la Valle
Inizia così la notte più lunga per quanti vissero quelle giornate
Nella Valle del Belice era una domenica di gennaio fredda e pungente ... Sono le 13.29 del 14 gennaio 1968, ci sono le prime scosse, sono brevi e si sentono appena. Passano tre quarti d’ora, alle 14.15, si replica, sesto grado scala Mercalli. Ore 16.48, ancora una nuova scossa, settimo grado Mercalli. Inizia il dramma. Le case di tutta la Valle percorsa dai tremori, diventano inagibili, la gente scappa via. Il buio prende il sopravvento e con esso la paura. La paura di non rivedere il nuovo giorno. Inizia così la notte più lunga. Il dramma in queste ore riguarda solo il Belice, il terrore che ha preso quella gente sembra non interessi a nessuno. E’ da allora che questa gente è abituata a non aspettare gli altri, a sbracciarsi e a darsi da fare. Alcuni fanno ritorno nelle case, chi per prendere qualcosa, altri per restarci. Per sempre.
Sono le 3.01 è la fine. Onde sismiche di magnitudo 6.0 e con effetti nell’epicentro del nono grado Mercalli sconquassano violentemente la Valle. Il Belice è cancellato. Le prime colonne di soccorsi che giungeranno quando la giornata di lunedì si appresta al nuovo imbrunire troveranno le stradine stravolte, bloccate dalle frane.
Nella vecchia Poggioreale non ci sono più le allegre voci a circondarmi ed abbracciarmi. A 53 anni da quel terremoto si possono ancora sentire i pianti, le donne che si disperano, gli uomini che a mani nude scavano tra le macerie sperando di potere riabbracciare i genitori, le mogli, i figli. C’è il rumore assordante dei muri che si sgretolano come quando la neve si scioglie al sole e svanisce, mentre la terra continua a tremare. Sono notte fredde che accolgono quei disperati. I morti viventi vagano al buio cercando riparo sicuro da quella tragedia. Le vedo quelle persone che ancora smarrite si danno una mano. Scavano, scavano vorticosamente nel tentativo disperato di cogliere anche un piccolo anelito di vita. Le vedo, infreddolite, gli occhi smarriti, come chi ha avuto rubata l’anima. I soccorsi tardano ad arrivare. Le notizie sono confuse, molti centri rimangono isolati a causa di frane e smottamenti delle strade e sono raggiungibili solo in elicottero. I pochi volontari che in quelle prime ore giungono nei paesi colpiti, sono costretti a fare ore di marcia a piedi. La terra trema ancora per altre 32 volte.
...Una inchiesta pubblicata in sei puntate dal Giornale di Sicilia racconta dal 4 al 21 settembre 1977 i segreti sugli interessi della diga. La minuziosa cronaca e l'approfondita analisi di Mario Francese svelano una storia di corruzione e sprechi, ripercorrendo le tappe più importanti della guerra di mafia. Tutto per "una ballata di miliardi" che rallenta il ritmo delle realizzazioni a solo vantaggio degli speculatori. "Non si spiega altrimenti - dice Francese - la disperazione delle popolazioni del Belice nonostante l'imponenza dei finanziamenti e dei programmi. Non si spiegano altrimenti i perché di tante speranze deluse e della rabbia della gente, indignata dalla esasperante lentezza delle opere. Non sono pochi coloro che ancora vivono nelle baracche"...."L'odore del denaro - scrive Francese riferendosi alle centinaia di miliardi stanziati per la ricostruzione della Valle - scatena una violentissima guerra fra i clan per l'accaparramento di appalti e subappalti. I miliardi del terremoto rompono equilibri mafiosi che in queste zone durano da secoli". Scavando fra i misteri del Belice, Francese scopre che alla base della cruenta guerra di mafia ci sono soprattutto i miliardi stanziati per la costruzione della diga Garcia, un invaso che tocca ben undici comuni. Tra l'altro l'Assemblea regionale siciliana, grazie allo Statuto speciale di cui dispone, "vara una serie di leggi finalizzate a favorire quei latifondisti che, proprio nella Valle del Belice, sono proprietari di vasti appezzamenti di terreno" riservando un "trattamento privilegiato ai coltivatori diretti, per i quali l'indennizzo viene raddoppiato".
Per il Belice servirebbero circa 300 milioni di euro per completare la ricostruzione. L’ultima delusione per i 21  sindaci della valle è di alcune settimana fa quando hanno saputo dopo la pubblicazione della Legge di Bilancio 2021 che non era stata inserita alcuna misura a sostegno della Valle del Belice. Un’amara sorpresa- ha detto il sindaco di Partanna, Nicola Catania- dopo aver lavorato per più di un mese intero con riunioni, tavoli di confronto e videoconferenze con l’Ufficio legislativo del Ministero delle Infrastrutture. “Abbiamo assistito – ha detto Catania – a quella che possiamo definire l’ennesima messinscena che mortifica le nostre popolazioni e i diritti acquisiti e mai realmente rispettati”.
Domani alle ore 17.30 si incontreranno in maniera virtuale, sulla piattaforma Zoom e in diretta facebook sulla Pagina Comune di Partanna, Sindaco e Giunta assieme a tutti i sindaci del Coordinamento, il Presidente della Regione e il Viceministro delle Infrastrutture. Un’occasione per parlare dei problemi ma anche per rendere onore alle le vittime e fare memoria, per tenere vivo il ricordo di quel disastro, affinché le nuove generazioni guardino al futuro avendo consapevolezza del passato e di quei tristi momenti che hanno segnato la storia di  quel territorio.
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