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Bracconaggio, il Trapanese tra i "blackspot" del territorio nazionale

23 Ottobre 2018 16:35, di Ornella Fulco
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Si è parlato di protezione dell'aviofauna a rischio di estinzione nel convegno organizzato dai Carabineri Forestali

La provincia di Trapani è uno dei blackspot, le aree a più alta densità di bracconaggio, del territorio nazionale italiano. La sua posizione geografica, ultima area di sosta degli uccelli migratori prima della trasvolata sul Mediterraneo alla volta dell'Africa, ne fa anche il luogo dove essi trovano la morte per la mano criminale dell'uomo. E' quello che è avvenuto, di recente, ad un esemplare del rarissimo Avvoltoio Capovaccaio e ad un'Aquila del Bonelli trovati senza vita, rispettivamente, nel territorio di Petrosino e nei pressi del lago Rubino, nel terrritorio comunale di Trapani. 
Dei reati in danno all'avifauna particolarmente protetta si è parlato stamane, alla Prefettura, in un convengo organizzato dal Comando delle Unità forestali, ambientali e agroalimentari dei Carabinieri.
Dopo il saluto del prefetto Darco Pellos, che ha sottolineato quanto il territorio di questa estrema parte della Sicilia occidentale sia ricco di bellezze, anche faunistiche, che è necessario tutelare, è stata la volta di Eugenio Duprè, della Direzione Protezione della Natura del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, che si è soffermato sull'importanza, a livello nazionale e locale, del coordinamento tra tutte le Istituzioni ricordando la creazione della cabina di regia, coordinata dal Ministero e che coinvolge altri sette Ministeri, tra forze dell'ordine, Regioni, ISPRA e altri soggetti. "Stiamo lavorando - ha detto - per dare risposte positive alle contestazioni mosse all'Italia dall'Unione Europea in materia di protezione. In questo senso va l'attivazione di Coordinamenti locali nei sette blackspot, le aree 'nere' del bracconaggio nel nostro Paese". 
Il generale Massimiliano Conti, comandante del Raggruppamento Carabinieri CITES, ha illustrato alcuni dati sul contrasto agli illeciti venatori relativi al 2017: 35.474 i controlli effettuati, 17.317 le persone controllate, 770 i reati accertati, 236 le armi da fuoco sequestrate, 22 gli arresti, 271 le perquisizioni effettuate, 1.500 gli illeciti amministrativi contestati per un importo totale delle sanzioni pari a 168.992 euro.
Conti ha ricordato anche le principali operazioni anti bracconaggio a livello nazionale: "Pettirosso", "Isole Pontine", "Delta", "Adorno" e "Margherita di Savoia". In Sicilia i servizi antibracconaggio dei Carabinieri del CITES hanno riguardato le aree di nidificazione dell'Aquila del Bonelli e le isole minori, dalle Eolie, alle Egadi, alle Pelagie a Pantelleria e le Egadi. Svariati anche i controlli nei mercati siciliani - Ballarò e Vucciria a Palermo, Villa Rosina a Trapani, Fiera di Paceco e altri mercati in provincia di Palermo e Agrigento - dove si possono trovare venditori di specie aviarie catturate illegalmente. Il comandante del Raggruppamento CITES ha anche citato il caso dell'isola di Linosa, dove venivano prelevate dai nidi, per uso alimentare, le uova della Berta Maggiore. Un'attenta opera di sensibilizzazione e coinvolgimento della popolazione ha portato, quest'anno, all'azzeramento dei casi in quello che è uno dei siti di nidificazione più importanti di questa specie nel Mediterraneo.
"Nella nostra regione si stanno facendo passi importanti nella tutela - ha detto Filippo Principato, dirigente generale del Corpo forestale della Regione Siciliana - ma molto resta ancora da fare. Il personale che abbiamo a disposizione è ridottissimo, solo 13 unità, e deve dividersi tra numerosi altri compiti. In questo senso è importante la firma, che avverrà entro il prossimo mese di novembre, di una intesa con i Carabinieri Forestali per dare maggiore efficacia alla lotta contro il bracconaggio e alla tutela della fauna".
Alessandro Andreotti, rappresentante dell'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, ha illustrato nel dettaglio la storia di "Clara" e di "Bianca", le due giovani femmine di Capovaccaio liberate lo scorso mese di agosto nella Murgia Materana nell'ambito di un progetto del CERM e uccise dopo poche settimane, una nel territorio di Petrosino e l'altra in Tunisia. Gli spostamenti dei due uccelli erano stati monitorati tramite sistema GPS, lo stesso che ha consentito il loro ritrovamento. "Se dovessimo quantificare il costo economico della loro morte - ha detto il ricercatore - potremmo fissarlo in 15-20.000 euro a testa, senza considerare il valore della loro reintroduzione nell'ambiente e quello dell'attività dei tanti volontari che le hanno seguite nelle varie fasi del progetto". 
Ennio Bonfanti, rappresentante delle associazioni ambientaliste, ha puntato il dito contro l'azione di prevenzione messa in atto in Sicilia, "ancora inefficace", e contro il taglio di risorse che ha causato la chiusura di cinque dei sette centri di soccorso e cura che operavano nell'Isola. Controlli "risibili" e sanzioni "ridicole", secondo l'ambientalista, non contribuiscono certo a stroncare il fenomeno del bracconaggio: "Chi ha ucciso Clara, secondo la normativa vigente, rischierebbe solo una sanzione tra i 764 e il 2.065 euro". 
Chi ha respinto con forza l'equazione cacciatori=bracconieri è stato Valter Trocchi, rappresentante delle associazioni venatorie, che oltre a sottolineare come un'attività di controllo e di prevenzione sia svolta anche dai cacciatori che rispettano le regole, ha contestato la validità dei dati statistici sul fenomeno bracconaggio in Italia che, a suo parere, non sarebbero del tutto attendibili. Per Trocchi la caccia è civiltà, è tradizione, è "prelievo etico" dall'ambiente e sarebbero necessari maggiori controlli per individuare e punire chi opera illegalmente. 
Spazio è stato poi dato ad una serie di interventi: Anna Giordano, direttrice della Riserva naturale orientata "Saline di Trapani e Paceco", gestita dal Wwf; Federico Cudia, delle associazioni venatorie, Nino Provenza, responsabile regionale LIPU, Giuseppe Rannisi, del Gruppo Tutela Rapaci, Silvio Manzo, dell'associazione Wilderness Italia; Matteo Laudicina, della Ripartizione faunistico-venatoria; Luigi Barraco e Massimo Di Vittorio, volontari di associazioni ambientaliste, e Salvatore Gufo, dirigente del 7° Servizio-Gestione faunistica del Territorio della Regione Siciliana. 
"Puntare sul cambiamento culturale è essenziale - ha sottolineato il generale Antonio Ricciardi, comandante delle Unità forestali, ambientali e agroalimentari dei Carabinieri - al di là degli auspicabili aggiornamenti della normativa e dell'incremento dei controlli. E' importante, e occasioni come questo convegno lo confermano, che di bracconaggio si parli non solo tra addetti ai lavori ma anche tra i cittadini, le associazioni, nel mondo della Scuola. Tra le varie misure messe in atto - ha concluso - è importante la creazione dei Co.l.p.a., i Coordinamenti locali protezione avifauna, che mettendo insieme tutti i soggetti coinvolti consentirà di individuare le migliori strategie per contrastare il fenomeno. Dobbiamo arrivare a creare in tutti la consapevolezza che il bracconaggio è un gesto, oltre che dannoso, inutile". 

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