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Questa sera la presentazione del libro di Bruno Contrada

27 Aprile 2013 11:19, di Niki Mazzara
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Questa sera, sabato 27 aprile, alle ore 21, presso l’Accademia di Belle Arti Kandinskij di via Cappuccini, 7 a Trapani, Bruno Contrada e Letizia Levit...

Questa sera, sabato 27 aprile, alle ore 21, presso l’Accademia di Belle Arti Kandinskij di via Cappuccini, 7 a Trapani, Bruno Contrada e Letizia Leviti, conduttrice e inviata di Skytg24, presenteranno «La mia prigione. Storia vera di un poliziotto a Palermo» edito da Marsilio. Modererà l'incontro il giornalista Francesco Mennella. L'evento, l'unico in tutta la provincia trapanese, si svolge all’interno dell’Angolo Letterario promosso dal "Festival del vento", in collaborazione con la libreria Giunti. Una vicenda giudiziaria e umana in cui si annidano segreti che hanno fatto la storia di questo Paese. La storia di un uomo che non si difende, ma si racconta. Contrada è tornato a essere un uomo libero ed è interessante capire cosa debba farsene di questa libertà, marchiata a fuoco dall’infamia. Lui che si sente tradito, usato, abusato dallo Stato. Anzi, precisa, da uomini dello Stato. «Sono stato incriminato, arrestato, processato, condannato, poi assolto e ancora condannato e incarcerato. Di tutte le accuse che hanno infangato e devastato la mia esistenza, nessuna risponde al vero». Bruno Contrada Èla vigilia di Natale del 1992 quando Bruno Contrada, dirigente del Sisde con alle spalle una lunga carriera in Polizia, viene arrestato a Palermo con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Al termine di una complessa vicenda giudiziaria sarà condannato a scontare dieci anni di reclusione. Da allora Contrada non ha mai smesso di proclamare la sua innocenza portando avanti una tenace battaglia. Nato dall’incontro con la giornalista Letizia Leviti, questo libro raccoglie il racconto dei fatti, i ricordi, le considerazioni, le previsioni di un uomo che nell’arco della vita ha conosciuto la mafia e i mafiosi, la politica e i politici, la magistratura e i magistrati. E ha conosciuto il carcere. Ripercorrendo decenni di storia d’Italia – dal suo arrivo a Palermo nel 1962 a oggi – Contrada affronta tutti i risvolti, anche i più oscuri, della sua storia: le accuse dei pentiti, i rapporti con Falcone e Borsellino, il suo presunto coinvolgimento nella strage di via d’Amelio, la trattativa stato-mafia. A completare il quadro, un’informativa sulla situazione della mafia a Palermo e provincia, che Contrada stilò nel 1982 all’indomani dell’omicidio La Torre, in cui per primo faceva riferimento all’esistenza della cosiddetta “zona grigia”. Risultato di un travaglio morale e intellettivo, il libro si compone di tante risposte, ma genera altrettante inquietanti domande. Bruno Contrada “da questo libro non chiede nulla, se non l’occasione di fare un’altra volta chiarezza sulla vicenda”, la storia di un uomo che non si difende, ma si racconta. Il carcere è stata un’esperienza devastate, raccontata da Contrada con aneddoti ed episodi. Raccontata da uomo che si sente ingiustamente carcerato e quindi con quel patire profondo e duro più delle catene. Una sofferenza che è sinonimo di umiliazione e che sa declinarsi però in ricordi tragici e leggeri. Un detenuto eccellente, lui. Per il quale è stato addirittura riaperto il carcere militare di Palermo. Lui, unico detenuto. Perché proprio io? Questa è la domanda che si pone Contrada, mentre in carcere viene sommerso da lettere di stima, incoraggiamento, solidarietà. Perché?

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