Calatafimi, operazione antimafia. Sindaco Nino Accardo in Procura non risponde
Corruzione elettorale aggravata dal reato mafioso.
- ACESTE Giuseppe, nato a Erice il 20 giugno 1975
- BARONE Salvatore, nato a Calatafimi il 16 gennaio 1957
- CHIAPPONELLO Ludovico, nato ad Alcamo il 17 giugno 1983
- FANARA Giuseppe, nato a Erice il 19 marzo 1979
- GENNARO Giuseppe, nato a Calatafimi il 26 giugno 1967
- INGRALDO Andrea, nato ad Agrigento il 21 novembre 1956
- LEO Rosario Tommaso, nato a Vita il 9 giugno 1969
- LEO Stefano, nato a Vita il 20 ottobre 1970
- PIDONE Nicolò, nato a Calatafimi il 10 giugno 1962
- 10.PLACENZA Gaetano, nato a Calatafimi il 18 gennaio 1953
- SABELLA Antonino, nato a Castellammare del Golfo il 30 settembre 1957
- SIMONE Domenico, nato a Erice il 17 ottobre 1974
- 13 URSO LEONARDO nato a Marsala il 27 dicembre 1958.
Si è avvalso della facoltà di non rispondere, il sindaco di Calatafimi Antonino Accardo, raggiunto stamane da un avviso di garanzia nell'ambito dell'operazione antimafia Ruina, che ha portato in carcere 13 persone e sgominato la locale famiglia mafiosa. Corruzione elettorale aggravata dal reato mafioso. Questa l’accusa per il sindaco Accardo, raggiunto oggi dall’avviso di garanzia e dall’invito a rendere interrogatorio davanti ai pm della Procura distrettuale di Palermo. Accardo però ha deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere. Incastrato da un testimone e dalle microspie. Voti alle elezioni comprate per garantirsi la elezione.
La Squadra Mobile di Trapani ha un teste: “A casa mia si presentò una persona (il teste però non ha voluto svelare il nome per paura disse ai poliziotti) che mi promise la somma di 50 euro per ogni voto che avrei fatto convogliare in favore del candidato sindaco Antonino Accardo. Mi vennero consegnati i volantini elettorali, col nome di Accardo”. Quando arrivò la vittoria i 50 euro divennero 30, “mi infastidii per quella cifra, tanto che chiesi spiegazioni. Mi rispose che quella era la somma che gli era stata data dal sindaco per pagare i voti ricevuti da parte di coloro che lo avevano votato”. Il capo mafia di Calatafimi Nicolò Pidone però venne a sapere della denuncia fatta alla Squadra Mobile, e convocò un incontro all'interno della sua masseria in contrada Sasi a Calatafimi, fra i suoi fidati per discutere del caso, tutto intercettato dalla Squadra Mobile di Trapani. Si stabilì di fare arrivare un messaggio al testimone. “Per fare cadere la cosa”.
“Le indagini hanno consentito di accertare in modo incontrovertibile – è scritto nel provvedimento di fermo – che molti dei voti espressi in favore del sindaco Antonino Accardo sono stati comprati attraverso la corresponsione di denaro agli elettori e ciò, per quanto allo stato emerso nelle investigazioni, in conformità alla volontà di Cosa nostra”.
Gli altri raggiunti dal fermo sono:
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