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"Costrette a partorire fuori dall'isola", la denuncia del sindaco e delle donne di Pantelleria - Trapani Oggi

Pantelleria | Salute

"Costrette a partorire fuori dall'isola", la denuncia del sindaco e delle donne di Pantelleria

21 Febbraio 2018 17:56, di Ornella Fulco
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"Non risponde a verità asserire che le mamme di Pantelleria preferiscano partorire sulla terraferma, è corretto, invece, dire che sono costrette". Cos...

"Non risponde a verità asserire che le mamme di Pantelleria preferiscano partorire sulla terraferma, è corretto, invece, dire che sono costrette". Così il sindaco di Pantelleria, Salvatore Gino Gabriele, risponde a quanto affermato dal commissario straordinario dell'Asp di Trapani, Giovanni Bavetta, dopo la nascita del primo bambino presso il Punto nascita dell'ospedale dell'isola. La struttura era stata riaperta, dopo due anni, lo scorso 17 novembre. Il sindaco ha scritto una lettera all’assessore regionale alla Sanità, Ruggero Razza, inviandola per conoscenza al commissario dell’Asp di Trapani. Nel comunicato stampa diffuso venerdì scorso, che anche TrapaniOggi come altri giornali ha riportato, Bavetta affermava: “Abbiamo messo in campo un modello organizzativo sicuro anche se va rilevato che le partorienti di Pantelleria mostrano di preferire gli altri punti nascita nella nostra Azienda. Per questo nei prossimi mesi valuteremo, insieme all’assessore alla Salute, se mantenere questo protocollo organizzativo o, piuttosto, lasciare solo quanto necessario per garantire i parti in emergenza”. Nella nota dell'Azienda Sanitaria Provinciale trapanese, infatti, si riportava che, dalla riapertura del Punto nascita del "Bernardo Nagar", "sono state prese in carico 53 donne in stato di gravidanza. Di queste solo una ha partorito nel Punto nascita, in urgenza alla 34esima settimana, mentre 52 hanno scelto di usufruire del contributo previsto per le donne residenti nelle isole minori che partoriscono in un Punto nascita sulla terraferma". Il disappunto per queste affermazioni, sull'isola, non è solo del primo cittadino ma anche di molte donne che si sono rivolte alla nostra testata per raccontare le loro esperienze personali e la loro versione dei fatti. "Non è vero che le donne pantesche preferiscono l’elite delle strutture siciliane - scrive Giorgia - noi siamo costrette ad andare fuori da un protocollo cosi assurdo che nessuna delle povere mamme riesce a rientrare". "Sono tra le mamme 'fortunate' che sono riuscite a partorire a Pantelleria - ci dice Katharine - tra non poche ansie e tentativi, fino a qualche ora prima di partorire, di farmi cambiare idea da parte di alcuni dello staff medico e ringrazio, invece, la presenza del resto dello staff senza i quali non avrei potuto affrontare una tale pressione psicologica. Ho partorito solo dopo firme di protocolli con i quali mi assumevo responsabilità assurde e relazioni che attestavano che mi rifiutavo di essere trasferita in elisoccorso il giorno del parto. Da notare che il tentativo di trasferimento volevasi con acque già rotte. Se non in casi di effettiva necessità, in quanto parti a rischio, per patologie vere, nessuna di noi avrebbe voluto lasciare a casa figli, famiglia, con tutto ciò che ne consegue (mi riferisco a lasciare lavoro per mesi, a sostenere le spese nell'attesa di…) SCEGLIENDO di andarsene fuori per partorire in 'altri punti nascita dell’azienda ospedaliera'. A molti, da quello che mi hanno raccontato, non è stata nemmeno data la possibilità di questa 'assurda' firma per assunzione di responsabilità della partoriente (poiché non rientravano in questo ristrettissimo protocollo), quindi mi sembra alquanto strano che queste mamme abbiano avuto possibilità di scegliere dove partorire. Siamo isolani e siamo proprio per questo già disagiati. Anche noi paghiamo le tasse come tutto il resto della popolazione italiana e anche noi dovremmo avere gli stessi diritti del resto della popolazione. Ho appreso, qualche giorno fa, che adesso le mamme sono costrette a partire persino per far fare l’ecografia alle anche dei propri bambini che fino a qualche tempo fa si faceva qui. Quest’estate la pediatra di libera scelta, la pediatra di famiglia è andata in pensione e adesso abbiamo pediatri che vengono settimanalmente a rotazione, quindi nemmeno più il diritto ad avere un pediatra di famiglia. A che punto arriveremo?". "Io e mia moglie restiamo basiti - scrive Romano - nel leggere i contenuti della dichiarazione del commissario Bavetta. In primis perché fa presente che ben 52 mamme su 53 abbiano scelto di 'usufruire del contributo': c’è una perversa logica dietro i contenuti della suddetta affermazione, quasi che la totalità delle mamme pantesche abbiano preferito vendere per trenta denari l’efficienza di un Punto nascita aperto sì ma con un protocollo che prevede l’assunzione della totale responsabilità da parte della puerpera per qualunque problema possa sorgere durante il lieto evento, liberando – conseguentemente – l’Asp da ogni eventuale onere. Sarebbe stato intellettualmente onesto - prosegue il lettore - da parte del responsabile della Sanità trapanese, semmai, sottolineare non un aspetto meramente economico ma il desiderio da parte dei neo genitori di attraversare in sicurezza il momento della nascita dei figli, visto che quella 'maledetta' liberatoria altro non fa che presagire che ciò non potrebbe avvenire a Pantelleria". "Ci sta umiliando come donne e come cittadine pantesche - commenta Caterina rivolgendosi al commissario dell'Asp - siete voi che decidete per noi, fate tutto voi, noi non decidiamo di andare fuori, nessuna pantesca vuole partorire fuori dalla sua terra, vivere mesi e giorni da incubo e poi farsi, per ritornare nella sua amata isola, sei ore di viaggio in nave, tempo permettendo. Di cosa stiamo parlando? Noi vogliamo partorire qua, i nostri figli devono nascere qui a Pantelleria dove sono nati i loro genitori. I nostri figli vogliono un pediatra di fiducia, no che ogni settimana abbiamo una faccia nuova, in che mondo viviamo? Noi pretendiamo i nostri diritti, c’è un ospedale e vogliamo utilizzarlo nella massima sicurezza, noi pantesche chiediamo un confronto e vogliamo sapere quali protocolli avete applicato per questa apertura". "Sono una delle 52 donne in stato di gravidanza - scrive Anna Rita - prese in carico dal reparto di Ostetricia e Ginecologia di Pantelleria che avrebbero deciso di usufruire del contributo piuttosto che far nascere il proprio figlio sull’isola. Bene! A me NON è stata data l’opportunità di scegliere se partorire a Pantelleria o no: a 38 settimane di gravidanza mi hanno prenotato il pre ricovero all’ospedale Sant’Antonio Abate dicendomi che il Punto nascita era sospeso e che, da quel momento in poi, non mi avrebbero più potuto assicurare gli adeguati controlli. Sono stata costretta a partire con mio marito e a permanere a Trapani per 20 giorni prima di abbracciare la nostra bambina. Prima di partire ho partecipato a riunioni, ho letto protocolli e parlato con medici e politici ma la conclusione era sempre la stessa: DEVI PARTIRE ANCHE SE LA TUA ÈUNA GRAVIDANZA A BASSO RISCHIO. Leggere le dichiarazioni del dottore Bavetta mi fa salire il sangue alla testa e mi disgusta. Come me altre madri sono state costrette a partire, non hanno potuto scegliere e tutto questo ci offende. Per noi panteschi è tutto oggettivamente complicato e, da qualche anno a questa parte, anche avere un bambino è diventato un lusso che pochi possono permettersi. Io ho ricevuto la prima parte del contributo a fine Novembre ed ho partorito a fine Febbraio, posso quindi assicurare che non mi sono né arricchita né tanto meno ho coperto tutte le spese sostenute. Sicuramente avrei preferito vivere quei giorni a casa mia, circondata dai miei cari". Le fa eco Eliana: "Sono una mamma pantesca che ha dovuto lasciare la propria isola e i propri affetti per poter mettere al mondo la mia bambina. Nel mio caso non c’era ancora questa 'buffonata' della finta riapertura del punto nascita, c’era solo il 'PROTOCOLLO' da rispettare, non ero idonea a partorire sull’isola perché considerata soggetto a rischio. La cosa che mi fa più arrabbiare, anche a distanza di qualche anno, è che non ero affatto a rischio, non avevo nulla di così grave, eppure sono stata massacrata psicologicamente da tutti i medici, ostetriche comprese, che mi hanno imposto, alla 37esima settimana di gravidanza, di trasferirmi per un mese intero a Trapani. Quando leggo quelle frasi sulle 52 mamme che hanno preferito il contributo (che copre solo in minima parte le spese affrontate), non posso far altro che infuriarmi…". Abbiamo voluto dare spazio ad alcuni dei numerosi commenti pervenuti alla nostra redazione dopo la pubblicazione dell'articolo che, lo ripetiamo, riportava fedelmente quanto contenuto nel comunicato stampa dell'Asp. Il nostro spazio è, ovviamente, a disposizione del commissario Giovanni Bavetta e dell'Azienda Sanitaria Provinciale di Trapani se vorranno replicare a quanto affermato da queste donne di Pantelleria.

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