Cresce l'utilizzo dei "buoni lavoro", Tumbarello: "Aumentano il precariato"
Nell’ultimo anno il numero dei “buoni lavoro” venduti in provincia di Trapani è cresciuto del 27 per cento. Secondo uno studio realizzato dal Dipartim...
Nell’ultimo anno il numero dei “buoni lavoro” venduti in provincia di Trapani è cresciuto del 27 per cento. Secondo uno studio realizzato dal Dipartimento politiche del lavoro della Uil nazionale, su dati Inps, nel 2015 i voucher venduti nel Trapanese sono stati 259.510, mentre nel 2016 sono stati 358.377. “A partire dal 2008 – spiega il segretario generale della Uil Trapani Eugenio Tumbarello – i voucher, nati per retribuire prestazioni lavorative brevi, saltuarie, accessorie per le quali spesso si ricorreva ai pagamenti in nero, hanno subito numerose modifiche legislative che ne hanno ampliato sempre più il campo di applicazione, sino a farlo diventare strumento utilizzabile per qualsiasi status occupazionale e produttivo”. Le conseguenze di un uso smodato dei ticket-lavoro sono di facile intuizione: “Seppure l’applicazione dello strumento sia legittima – aggiunge il segretario della Uil - non ha fatto altro che aumentare il lavoro precario. Sempre più spesso, infatti, il lavoro retribuito tramite voucher si sostituisce a un contratto di lavoro subordinato”. Alcuni primi passi a livello nazionale sono stati compiuti per limitare l’uso eccessivo dei "buoni lavoro" come la tracciabilità introdotta con dlgs 185/2016 ma questo, secondo il sindacato, non è sufficiente. “La Uil – spiega Tumbarello – sostiene che bisogna riportare i voucher alla loro funzione originaria, quindi solo per lavori occasionali accessori, considerato che esistono già specifiche formule contrattuali per il lavoro a tempo determinato e intermittente. I buoni, comunque, non possono essere aboliti del tutto per evitare che i lavori occasionali ripiombino nel “nero”. Vogliamo puntare su un accordo con il Governo, con una proposta che limiti l’utilizzo del lavoro occasionale e accessorio per un massimo di 2 giornate consecutive, con un tetto annuo di compenso di 4.980 euro per il prestatore (al posto degli attuali 7 mila) ed un nuovo limite economico per il committente (1.200 euro l’anno). Ricorrere al referendum sarebbe rischioso sia che si perda, poiché saremo costretti a tenerci l’attuale regime, sia che si vinca perché la totale abolizione lascerebbe senza un minimo di tutele i lavoratori occasionali”.
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