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La direttrice di Cina in Italia, Hu Lanbo, torna a parlare agli amici italiani con una seconda lettera aperta (in italiano e in cinese) - Trapani Oggi

Cronaca

La direttrice di Cina in Italia, Hu Lanbo, torna a parlare agli amici italiani con una seconda lettera aperta (in italiano e in cinese)

31 Gennaio 2020 19:28, di Redazione
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Da Wuhan a Roma – Quando i fiori sbocceranno sulle montagne

Cari amici italiani,

pochi giorni fa ho scritto una lettera aperta in seguito ai messaggi colmi di ignoranza che hanno invaso i social network. La mia preoccupazione più grande era che i cinesi residenti in Italia, soprattutto i più giovani, potessero diventare vittime di discriminazioni.

Dopo la pubblicazione, ho ricevuto centinaia di messaggi di affetto che mi hanno riempito il cuore, il buon animo degli italiani mi ha commossa. La lettera è stata ricondivisa quasi mille volte.

Gli italiani ci hanno teso le loro mani, ci hanno offerto le loro spalle, ci hanno supportato nello spirito. Ringrazio infinitamente i nostri lettori per tutto questo.

Ieri notte ho appreso che il coronavirus è arrivato a Roma, è stato un duro colpo. Eppure fino a qualche giorno fa sembrava che fossimo stati fortunati, che la città di Roma stesse scampando all’epidemia. Questa mattina, scorrendo la bacheca di Facebook mi sono accorta che le persone sono più tranquille di quanto mi aspettassi. Alcuni mandano messaggi di solidarietà ai cittadini di Wuhan, altri sono determinati a combattere questo virus al fianco dei cinesi.

Il mio Paese è da sempre soggetto a calamità. Credevamo di aver sconfitto la povertà, di aver debellato il virus della SARS, credevamo che la Cina stesse crescendo pacificamente e che stesse dando un grande contributo al mondo.

Durante i festeggiamenti della Giornata Nazionale di due mesi fa, tutto il popolo cinese ha celebrato con enorme entusiasmo il 70° anniversario della fondazione della Repubblica Popolare Cinese. Quel giorno anche io mi sono unita ai miei compatrioti ai festeggiamenti di Piazza Tiananmen. Che meraviglia! Spettacolare, fastosa, calorosa, gioiosa…nessun termine sarebbe sufficiente a descrivere l’atmosfera di quel giorno di festa.

Il Festival di Primavera è una festa che i cinesi aspettano impazientemente per tutto l’anno. Aspettano il calore del ricongiungimento, la gioia di stare con gli amici, aspettano di vedere le città riempirsi di addobbi rossi. Ma non quest’anno. Stavolta il coronavirus imperversa nella città di Wuhan, minacciando la vita dei cinesi e persino la salute del mondo intero. Quasi tutte le città cinesi sono deserte, una desolazione che calpesta il morale della gente. Solo ora mi accorgo di quando sia bella la numerosità dei cinesi, il caos tra le strade, la folla in fila nella metropolitana.

È stato inaugurato l’anno della Cultura e del Turismo Italia Cina, le prospettive erano rosee e tutti credevamo che l’Anno del Topo avrebbe portato con sé grandi sorprese al popolo italiano e a quello cinese.

Questo virus, però, ci permette di fare un’analisi su noi stessi e di esaminare la nostra coscienza. Ci permette di maturare, di riflettere sull’ignoranza dei comportamenti umani. Forse, una volta superato questo momento di difficoltà, diventeremo più onesti, più tolleranti; la Cina e il mondo intero saranno migliori.

Al momento, l’epidemia si sta ancora sviluppando. Proprio come ai tempi della SARS, la situazione potrebbe non risolversi prima di primavera. Ed è per questo i cinesi aspettano l’arrivo della primavera con impazienza. Alcuni infondono coraggio sui social recitando i versi di Mao Zedong: “Quando i fiori sbocceranno sulle montagne…â€.

Questa poesia, scritta da Mao nel 1961, è un inno ai fiori di prugno che, dopo aver resistito all’inverno, sbocciano sulle montagne ricoprendone tutta la superficie e si beffano degli altri fiori. A quel tempo, la Cina stava affrontando un isolamento a livello internazionale e una crisi economica, ma Mao Zedong usò queste parole per esortare i cinesi a resistere alle difficoltà e a essere fiduciosi per il futuro della Nazione, come i fiori di prugno che non temono il gelido inverno.

30 anni fa, quando ho partecipato alla spedizione lungo la Via della Seta con la macchina Itala, si è verificato un incidente sul monte Liupan. Siamo dovuti uscire tutti dall’auto e siamo rimasti lì, in piedi; sulla montagna si stava alzando un vento gelido, e l’oscurità inghiottiva il panorama tutt’intorno a noi. In quel momento ho pensato ai versi di Mao Zedong:

“Sulla cima del monte Liupan,

la bandiera rossa si dimena al vento proveniente da ovest,

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