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Emergenza territorio, un bollettino di guerra

11 Dicembre 2021 15:58, di
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La colpe, da condividere, dello scempio del territorio

Un vero e proprio bollettino di guerra.
Oggi ci siamo svegliati con una nuova emergenza: quella della pioggia e con un bollettino che via via si faceva sempre più preoccupante. Dopo le piogge dello scorso 24 ottobre che per poco non ha fatto vittime (vedi i turisti rimasti bloccati alle acque termali di Castellammare) e la caduta del costone sulla SP20 l’altro ieri,  la giornata odierna è stata caratterizzata da un susseguirsi di notizie che rimbalzavano da un versante al’altro della provincia di Trapani.

La prima, quella più drammatica,
che per un miracolo non conta morti, è stata la caduta, causa le piogge, del ponte San Bartolomeo a Castellammare. Poi, quelle più gravi, l’esondazione del fiume Belice a Salaparuta e i muretti del lungomare di Marsala travolti dalle onde del mare in burrasca.  E poi ancora Calatafimi- Segesta, con  l’esondazione del Fiume Freddo, la chiusura del  ponte Sasi, del ponte Rincione, della SP 2 in contrada Falcone/Lagani. A questi aggiungiamo la piena del torrente Lenzi, che in alcuni tratti rischia di esondare, e la distruzione della strada che costeggia il lungomare di Marausa, inghiottita dal mare nel tratto antistante la locale Torre di Mezzo.

E speriamo
ardentemente che tale bollettino non abbia ulteriori tragici aggiornamenti, visto che la giornata non è finita . Tutto questo nel trapanese, ma si segnalano seri problemi anche in altre province della Sicilia, come a Licodia Eubea, nel catanese, dove  due famiglie di coniugi in età avanzata sono stati allontanati da casa  a causa di un grosso masso che si è staccato dal versante adiacente la loro abitazione e ha colpito l’edificio. O nel messinese, a San Salvatore di Fitalia, dove è crollato un costone roccioso etc.

Tutto ciò è indicativo
dello stato di abbandono in cui versa il territorio e di cui TUTTI NOI, pur se con un grado diverso, dobbiamo assumerci le colpe. Noi che abbiamo spremuto come un limone il territorio costruendo dappertutto, anche laddove la prudenza imponeva di non farlo. Noi che abbiamo affidato la nostra vita ed il nostro habitat ad una classe politica miope e attenta solo ai propri interessi ed a sbrigare, peraltro con eccessiva leggerezza,  le pratiche quotidiane, incapace di vedere aldilà del proprio naso, non avendo per nulla una visione a lunga gittata del futuro.   

Noi
che ora contiamo danni, e , ripeto, per fortuna non morti, e lo facciamo con le stesse lacrime che il coccodrillo satollo secerne dopo abbondante libagione, dovremmo seriamente fermarci un momento a riflettere. E dovremmo, anzi, direi, dobbiamo,  farlo da subito, avendo il coraggio e la forza di rinunciare ai piccoli vantaggi personali tenendo conto che questo può portare benefici a chi ci sta intorno ( quindi a noi stessi)-

Dobbiamo farlo
ognuno nel nostro piccolo, consapevoli che è l’unico,  reale modo per sperare (  qualora di fatto ormai non sia troppo tardi ) di poter trovare, in fondo a questo tunnel tempestoso  che porta alla distruzione del Pianeta,  ancora modi e tempi per consegnare, non a noi né a questo punti ai nostri figli, ma magari ai nostri nipoti, un territorio in cui poter vivere serenamente ed in armonia con la Natura, Madre e non Matrigna.            

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