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Castelvetrano | Cronaca

Ernesto Favara scrive al suocero chiedendo perdono

28 Gennaio 2023 13:41, di Laura Spanò
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Favara si trova in carcere dopo l'omcidio della moglie Maria Amatuzzo

Chiede perdono per il gesto che ha fatto Ernesto Favara, il pescatore di 63 anni di Castelvetrano che la vigilia di Natale a Marinella di Selinunte, ha ucciso con 12 coltellate la giovane moglie di 29 anni Maria Amatuzzo. Dal carcere di Trapani, dove è rinchiuso, Favara, ha inviato una lettera al padre della donna che inizia con «Perdonami papà».

Nella missiva, scritta da lui, Favara cerca di giustificarsi per il delitto commesso e chiede scusa al padre della vittima. Aggiungendo che ha sbagliato e che è affranto. Il padre di Maria Amatuzzo, tramite il suo legale, l’avvocato Vito

Daniele Cimiotta, del Foro di Marsala, fa sapere che non avrà mai alcun sentimento di perdono nei confronti dell’uomo che gli ha portato via, così brutalmente, la figlia. «La missiva - commenta il legale - secondo me, è indicativa della personalità di questo soggetto». Maria Amatuzzo è stata uccisa all’interno dell’abitazione in cui fino a poco tempo prima viveva con il marito, che lei, a quanto pare, aveva deciso di lasciare. Favara fu bloccato dai carabinieri, avvertiti da alcuni vicini di casa che avevano udito le grida.

Il padre di Maria Amatuzzo, ha chiesto di potersi costituire parte civile nel processo che, a Marsala, vede imputato il genero Ernesto Favara accusato di maltrattamenti, lesioni e minacce alla moglie. Il padre di Maria Amatuzzo ha chiesto di costituirsi parte civile attraverso l’avvocato Vito Cimiotta. Sulla richiesta il giudice monocratico Francesca Maniscalchi si dovrebbe pronunciare nell’udienza in programma il prossimo 16 marzo.

I fatti contestati a Favara (assente in aula) in questo processo sono relativi al 2021. Il procedimento è scaturito dalle denunce della giovane vittima, che poi non si è costituita parte civile, forse per paura. Ora però, il padre della donna, assistito dall’avvocato Vito Daniele Cimiotta, ha deciso di costituirsi parte civile anche in questo procedimento, in qualità di danneggiato dal reato in vece della figlia ormai defunta.

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