Fratelli d'Italia continua la lotta sul simbolo
Una vera e propria violenza democratica è quello che denunciano i dirigenti del «Movimento politico Fratelli d’Italia», costituito il 21 ottobre del 2...
Una vera e propria violenza democratica è quello che denunciano i dirigenti del «Movimento politico Fratelli d’Italia», costituito il 21 ottobre del 2004 a Marsala e rappresentato dal segretario Salvatore Rubbino. La vicenda segue la presentazione del simbolo «Fratelli d’Italia», il partito ufficialmente nato solo il 21 dicembre 2012 ad opera di Guido Crosetto, Giorgia Meloni e Ignazio La Russa. I dirigenti marsalesi lamentano la bocciatura del simbolo prima dal Ministero dell’interno, poi all’Ufficio elettorale centrale nazionale presso la Corte di cassazione non riconoscendo che Il Movimento politico Fratelli d’Italia ha partecipato a varie tornate elettorali in Sicilia, dove appunto è nato, sempre su posizioni di centrodestra: prima nel 2007 a Marsala (lì si è formato già da quell’anno un gruppo consiliare e lo stesso Salvatore Rubbino è diventato assessore), nel 2008 a Trapani (anche alle provinciali, con tanto di eletto) e nel 2012 di nuovo alle elezioni comunali di Marsala e Trapani. Il tutto, con una osservazione del Ministero, quella sulla tutela privilegiata al simbolo di Crosetto per la rappresentanza parlamentare e la “notorietà ”. Sul primo punto, affermano i dirigenti del movimento nato a Marsala, è per lo meno curioso che si possa considerare rappresentato in Parlamento la “forza politica” Fratelli d’Italia – Centrodestra nazionale, il cui il gruppo di senatori era stato costituito solo il 20 dicembre (ma la dicitura «Fratelli d’Italia» è stata inserita addirittura il giorno successivo): non solo il simbolo non ha partecipato alla consultazione politica del 2008, non venendo sottoposto al controllo del Viminale e al giudizio degli elettori, ma addirittura per il gruppo di Meloni e Crosetto questo era il primo uso in assoluto, senza che dunque si potesse far valere alcun test elettorale di altra natura (elezioni europee o regionali). Nonostante la loro esigua vita di venti giorni, ai Fratelli d’Italia nati per secondi è stata accordata una tutela pari a quella su cui avrebbero potuto contare Pdl e Pd, se ne avessero avuto bisogno. Ecco che, secondo il Movimento del segretario Rubbino, si doveva procedere alla esclusione temporanea dei Fratelli di Crosetto (fino a che non avessero trasformato l’emblema), senza alcuna tutela privilegiata per la presenza in Parlamento. Certo, è facile immaginare cosa sarebbe successo politicamente se, dopo la campagna pubblicitaria, Meloni e gli altri avessero dovuto presentarsi con un altro emblema; eventualità , del resto, tutt’altro che assurda, visto che graficamente i richiami al contrassegno di Alleanza nazionale erano davvero troppi (il blu per più di metà del segno e la corda tricolore usata nelle campagne degli ex An nel Pdl) e già questo poteva bastare per non ammettere l’emblema, anche se nessuno della Fondazione An pare abbia protestato. Infine, per le amministrative di maggio, qualche prefettura ha invitato a riunioni preparatorie i rappresentanti delle forze politiche in corsa alle elezioni, includendo nell’indirizzario tanto Fd'I quanto il Mpfi, anche se magari uno dei due non si presentava affatto. Èandata decisamente peggio quando alla segreteria del movimento di Rubbino si son visti recapitare la notifica di circa 400 verbali di affissione elettorale abusiva relative alle elezioni politiche nella maggiore città del Nord: i manifesti, manco a dirlo, erano di Meloni & co., ma avvisi e verbali, chissà perché, sono finiti a Marsala. I misteri della brucrazia italiana.
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