Giornata della Memoria [Video]
Editoriale del direttore
Oggi ricorre la giornata della commemorazione della Shoah. Una ricorrenza legata temporalmente al giorno in cui, il  27 gennaio del 1945, i soldati sovietici dell’Armata Rossa superarono il cancello del campo di sterminio nazista di Auschwitz – quello con la scritta “Arbeit macht frei” – che era già stato evacuato.
Tre anni orsono ho avuto modo di vedere personalmente quanto mi aveva profondamente colpito da immagini di documentari e sono stato ad Auschwitz. Una visita cui pensavo di essere preparato, ma che invece mi ha sconvolto ancor di piĂą. Le sensazioni che ho avuto girando per i viali del campo di concentramento, entrando negli stanzoni, nelle celle degli internati, a contatto con i forni crematoi, sono state tremende.
Diversa è una cosa che ti viene raccontata, diversa è vedere cosa è stata, diversa ancora vederla ora immaginando un tratto di vita percorso da questa gente, ebrei, omosessuali, rom, ungheresi, italiani, che furono sottoposti alla beluinità di  un regime.
Trasferendosi da un caseggiato all’altro, in una giornata primaverile che invitava alla pace, vivevi in una dimensione fuori dal tempo, rendendoti conto che tutto, i viali, le finestre, le porte, le scale, pur nel silenzio quasi da chiesa in cui ci si muoveva, ancora rimandavano le urla di dolore e sofferenza dei deportati e quelle irose delle bestie in divisa nazista. Luogo di dolore contrassegnato dalle varie tappe di una Via Crucis percorsa da popolazioni di altre religioni, accomunate ai cattolici dalla stessa persecuzione che questi subirono all’alba della loro professione di fede.
Ho sentito le spiegazioni della guida, la tragica sequenza dell’ arrivo al campo, la divisione, una parte a destra una a sinistra, che non era casuale, ma indicava chi sarebbe stato subito avviato ai forni e chi invece sarebbe morto dopo, distrutto dal lavoro e dalla fame, dalle angherie dei loro aguzzini e dal freddo. Dalle parole della nostra guida, una giovane polacca che parlava benissimo l’italiano avendo studiato a Firenze, nonostante le tantissime volte che aveva effettuando il suo tour, spesso trapelava commozione e dolore.
Oggi vogliamo anche noi ricordare quanto avvenuto nel campo di Auschwitz così come in tanti altri campi di concentramento, e vogliamo ricordare come questa infame pagina di storia è stata scritta dai nazi-fascisti. Lo facciamo perché  le generazioni come la mia, nate qualche anno dopo la fine della guerra,  per fortuna tutto questo non l’hanno vissuto sulla propria pelle. Ma proprio per questo ne debbono essere consapevoli per evitare che quanto avvenuto abbia a ripetersi.
Per questo, a parte, mi fa piacere ripubblicare un articolo che il nostro giornale ha ospitato nel 2013 scritto da una giovane studentessa di allora, ora madre di un bambino concepito con un ragazzo tedesco. Ebbene, questo è forse un segnale  che  le giovani generazioni possano avere la forza di buttarsi alle loro spalle quanto di peggio l’umanità ha vissuto, ma mantenendo sempre vivo il ricordo del passato, monito muto e immutabile per costruire un futuro migliore.
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