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Gravi rischi per l'Agricoltura siciliana, l'allarme di Coldiretti e M5S

13 Agosto 2017 08:27, di Ornella Fulco
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Agricoltura siciliana in ginocchio e danni per almeno dieci milioni di euro. A lanciare l'allarme è Coldiretti Sicilia che segnala il calo produttivo ...

Agricoltura siciliana in ginocchio e danni per almeno dieci milioni di euro. A lanciare l'allarme è Coldiretti Sicilia che segnala il calo produttivo di tutte le colture, colpite dalla siccità degli ultimi mesi e dal caldo di queste settimane. In tutti i comparti si registra, in media, una diminuzione di oltre il 30 per cento mentre rimane alta la qualità per la parte salvata da irrigazioni di emergenza. L'organizzazione agricola ha presentato agli Ispettorati provinciali dell'Agricoltura la richiesta di calamità inviandone copia anche al presidente della Regione, all’assessore regionale dell’Agricoltura e ai rappresentanti delle Istituzioni locali. Lo stress determinato dalle alte temperature (in alcune zone della Sicilia si sono raggiunti i 47 gradi) ha ridotto considerevolmente la produzione di latte di mucche, pecore e capre, rispetto allo scorso anno, a fronte dei maggiori costi per dissetare gli animali. Soffrono anche gli agrumi e il settore florovivaistico. Alle stelle i costi di produzione degli ortaggi, che hanno bisogno di frequenti irrigazioni, con maggiori spese anche per le aziende dotate di pozzi autonomi dove si spende il doppio per l’energia elettrica. Secondo Coldiretti nei vigneti i danni superano il 30 per cento. Nel Trapanese, dove, in media, è piovuto il 50 per cento in meno rispetto al 2016 soffre il comparto vitivinicolo, il più importante della provincia - e in generale dell’Isola - anche se la qualità resta comunque elevata. "Si tratta di una tragedia di proporzioni immani le cui conseguenze saranno ancora più evidenti nei prossimi mesi con danni enormi anche per l’indotto", sostiene il presidente regionale dell'associazione di categoria Francesco Ferreri che chiede di attivare l’iter burocratico per la definizione delle stato di calamità causato dalla "eccezionalità di un fenomeno che non si era mai verificato prima in maniera così violenta". A questa situazione si aggiungono quella causata dagli incendi e le altre criticità determinate dalla scarsa manutenzione della rete idrica dei Consorzi di bonifica che, in alcune parti della Sicilia, hanno anche cessato il servizio. "Il clima cambia - conclude Ferreri - e come più volte denunciato da Coldiretti, noi agricoltori subiamo le inefficienze dettate da volontà altrui, in molti casi completamente scollate dal mondo agricolo". Sulla problematica è intervenuto anche il gruppo M5S all'Ars con la richiesta di tutelare "tutte le produzioni, non soltanto quelle che hanno maggiori santi in paradiso o più potenti associazioni di categoria a tutelarle. Questo modo di intendere la risoluzione dei problemi agricoli ci sembra anacronistico e miope”. Il riferimento è alla richiesta aavanzata dall'assessore Cracolici al governo di dichiarare lo stato di crisi per il settore vitivinicolo. A tal proposito, nei giorni scorsi era intervenuto anche l’eurodeputato Ignazio Corrao che ha esortato l’assessore a chiedere lo stato di crisi per la siccità così come hanno fatto altre regioni d’Italia. “Basta con queste guerre tra poveri - si legge nella nota dei deputati  regionali M5S - se l'assessore fosse obiettivamente interessato al benessere di tutte le aziende agricole, grandi e piccole, si renderebbe conto facilmente che buona parte dei settori agricoli sono in difficoltà, in particolare quello delle ortive estive e olivicolo, a causa, oltre che della siccità, anche della persistenza di temperature oltre i 40 gradi da circa 20 giorni consecutivamente. Che inizi a fare l'assessore partendo dalla risoluzione delle perdite idriche e pensando a tutti i settori". Il gruppo M5S all’Ars ha proposto anche soluzioni a lungo termine. “Bisogna mettere in campo un modello agricolo nuovo - spiega Valentina Palmeri - più sostenibile e urgente. Per minimizzare le perdite idriche si deve pensare ad una maggiore tutela del suolo e delle falde idriche, a colture meno idroesigenti, si deve investire sulle tecnologie per il riuso e il risparmio idrico, si dovrebbero piantare più alberi autoctoni. I primi bandi del PSR che sarebbero dovuti uscire avrebbero dovuto riguardare proprio quelle misure necessarie a realizzare tutto questo e, invece, si continua ancora a perdere tempo".

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