Haydn e le "Sette parole". L'organo di La Grassa fa rivivere la Passione di Cristo
La forza evocativa della musica e della parola è andata in scena mercoledì scorso nella chiesa di San Pietro dove si è tenuto il concerto "Le ultime s...
La forza evocativa della musica e della parola è andata in scena mercoledì scorso nella chiesa di San Pietro dove si è tenuto il concerto "Le ultime sette parole del nostro Salvatore in croce", versione dell'opera 51 di Franz Joseph Haydn trascritta per organo dal maestro Claudio Brizi. Ad alternarsi su tre delle sette tastiere dello strumento, ideato e costruito dal geniale Francesco La Grassa, sono stati lo stesso Brizi e i tre organisti Elide D'Atri, Carmen Pellegrino e Alessandro Maria Romano. "Un progetto, quello di rivalorizzazione dell'organo della chiesa di San Pietro - sottolinea Brizi - nel quale siamo impegnati da alcuni anni insieme agli Amici della Musica di Trapani". Brizi ha studiato organo, composizione organistica e clavicembalo, è stato ospite di prestigiose istituzioni musicale e tiene concerti in tutto il mondo. "Le sette parole" di Haydn hanno incantato il pubblico trapanese - tra i banchi di San Pietro anche il sindaco Vito Damiano - che è accorso numeroso a questo appuntamento proposto dagli Amici della Musica. A recitare le parole, in latino, che il compositore austriaco volle inserire come apertura delle sonate, citando il Vangelo di Matteo, c'era la voce dell'attore Dario Garofalo che, da uno dei pulpiti della chiesa, lasciava "piovere" sugli spettatori la semplice ma profonda evocazione della crocifissione di Cristo. L'organo "La Grassa" non ha deluso le attese, con la sua capacità , merito del suo geniale progettista-costruttore, di interpretare anche le sfumature di un'opera tra le maggiori composizioni orchestrali di Haydn, nata nel 1786 su richiesta del Capitolo della Cattedrale di Cadice, proprio in occasione delle celebrazioni della Settimana Santa nella cittadina andalusa. Una musica, quella del compositore nato a Rohrau nel 1732, capace di muovere il cuore di chi ascolta alla più profonda partecipazione alla Passione di Cristo con asciutta austerità , senza mai scadere nella cupezza. Un esempio per tutti è il tema, sereno e composto, con cui Gesù morente affida il suo spirito al Padre, tema che riesce a comunicare all'ascoltatore l’esitante respiro di chi attende la fine fino alle cadenze in cui, con le ultime invocazioni, la vita si spegne. Dieci le "stazioni", capaci di offrire una "meditazione" densa e omogenea, ricca di spunti in cui si alternano sapientemente tragicità e consolazione, l'affondare nel dolore e meravigliosi squarci di luce che lasciano presagire la Resurrezione. L'opera si chiude con il "terremoto", un presto a cui l'organo "La Grassa" e i musicisti hanno saputo donare tutte le capacità espressive necessarie. "E si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio. Il velo del tempio si squarciò nel mezzo. Gesù, gridando a gran voce, disse: "Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito. Detto questo, spirò". Possiamo solo immaginare l’effetto "terrificante" che questo brano in do minore, ricco di dissonanze, tremoli, veloci trilli, note accentate e ribattute, ebbe sugli ascoltatori del 1787, non ancora abituati alla musica di Berlioz, Wagner e Mahler.
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