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Il Sole fa scemare il Coronavirus, ma appena del 26%”.   - Trapani Oggi

Cronaca

Il Sole fa scemare il Coronavirus, ma appena del 26%”.  

27 Maggio 2020 12:54, di Redazione
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Lo dichiara il climatologo Università di Camerino Massimiliano Fazzini olo il Sole fa scemare il Coronavirus, ma appena del 26%”.  

Il sole è un deterrente per il Covid-19, ma ne attenuta la potenza di appena un quarto.

Questi i risultati cui è pervenuto un team multidisciplinare che ha condotto importante ricerca sulla relazione tra Coronavirus e clima. 

Il team, coordinato dal climatologo Massimiliano Fazzini, docente alla  Università di Camerino, comprende esperti e accademici delle Università Bicocca di Milano, Roma Tre e Chieti-Pescara.

Dallo studio.dice Fazzini "  è emerso che solo il Sole fa scemare il Coronavirus ma appena del 26% e che il rischio resta perché non incidono in modo significativo sull’involuzione della pandemia sia il clima caldo che primaverile. L’interazione statistica tra pandemia e ambiente fisico sarebbe con molta probabilità da ricercare con la densità di popolazione e soprattutto con la densità di attività del terziario, particolarmente diffuso nelle aree a maggiore evoluzione pandemica della regione e nel modo di socializzare. Dunque il virus in Estate scemerà ma bisognerà stare attenti. Non è escluso che possa ulteriormente scemare oltre i 27 gradi ma siamo in un campo minato, nuovo e per questo stiamo continuando la ricerca”.

Massimiliano Fazzini  in piena fase acuta è stato in “trincea” coordinando ben tre aree di emergenza in Lombardia, ha guidato il team multidisciplinare  nell’importante ricerca che ha messo in relazione l’andamento della pandemia con le variazioni climatiche.  
La ricerca è in corso anche su altre aree dell’Italia, Molise, Basilicata e Brescia. 

“Si tratta di uno studio annunciato nei mesi scorsi, del quale abbiamo ora i risultati avanzati e che ha messo in relazione clima, morfologia e coronavirus – ha continuato Fazzini - al quale hanno partecipato geografi, virologi ed altri specialisti sanitari - prossimo ad essere inviato per la rilettura sulla prestigiosa rivista “Science of the total Environment”. Dall’analisi dei dati climatici ed epidemiologici giornalieri relativa al bimestre 20 febbraio – 20 aprile effettuata su situazioni rappresentative dell’area più intensamente colpita dalla pandemia nel territorio lombardo si evincerebbe una scarsa dipendenza dell’evoluzione epidemiologica rispetto a tutte le variabili climatologiche normalmente misurate presso le più moderne ed attrezzate stazioni di rilevamento meteo-ambientali disponibili. 
L’analisi dei dati meteo è riferita alle stazioni di rilevamento gestite dall’ARPA Lombardia a norma WMO di Bergamo stadio, Brescia Ziziola, Chiari, Soncino, Codogno, Cevo, Limone sul Garda e Manerba sul Garda. Relativamente all’aspetto epidemiologico, è stato considerato, per ciascun comune delle province di Lodi, Bergamo e Brescia, il parametro giornaliero risultato scientificamente e statisticamente più verosimile, la percentuale di primi tamponi positivi rispetto al totale. Lo studio è stato forzatamente interrotto il 20 aprile, in quanto, vista la graduale attenuazione dell’epidemia, non si disponeva più, per i singoli comuni degli appena menzionati dati relativi ai tamponi”.

Ma ecco cosa è emerso di particolarmente significativo:

“Dall’analisi multivariata condotta tra la variabile indipendente “tamponi” e le variabili dipendenti temperatura minima e massima, umidità relativa media, direzione e velocità del vento medio, radiazione solare, alle quali sono state aggiunte le variabili morfologiche – ha proseguito Fazzini – quali: quota, distanza dall’asse del fiume Po e distanza dai rilievi prealpini prospicenti la pianura padana, è emerso che  solamente il parametro radiazione solare è relazionato inversamente con la variabile epidemiologica, con una percentuale di variabilità spiegata però comunque bassa, circa il 26% . Dunque è per lo meno possibile affermare che in giornate molto soleggiate, il numero di tamponi positivi tende a scemare. Allo stesso tempo, però, non risulta esserci alcuna evidenza con la temperatura massima che nel periodo oggetto delle analisi non ha comunque superato i 25.5°C in nessuna stazione meteorologica analizzata”.

“Tentando poi ulteriormente di comprendere l’eventuale legame tra temperature medie e pandemia, sono stati analizzati i dati delle stazioni di rilevamento meteorologico di Campochiaro e Potenza – ha concluso Fazzini -  evidentemente molto rappresentative delle condizioni termiche medie delle due regioni meno colpite dalla pandemia: Molise e Lucania. Ebbene, i dati termici medi e massimi per i mesi di marzo ed aprile di entrambe le due stazioni situate nell’Italia centro-meridionale mostrerebbero valori medi più bassi - di circa 1,5°C -  rispetto a quelli delle principali città lombarde coinvolte nello studio –nella fattispecie Bergamo e Brescia, a conferma che, almeno per i climi temperati e nella stagione primaverile, non vi sarebbe alcuna influenza di temperature più elevate sull’eventuale “involuzione” della pandemia

D’altro canto, infine, lo studio sta proseguendo per la città di Brescia e neppure le temperature decisamente elevate di questi ultimi giorni sembrerebbero influenzare al momento l’evoluzione del virus.

Dunque l’interazione statistica tra pandemia e ambiente fisico sarebbe con molta probabilità da ricercare con la densità di popolazione e soprattutto con la densità di attività del terziario, particolarmente diffuso nelle aree a maggiore evoluzione pandemica della regione. Siamo dinanzi ad un campo nuovo e dunque tutti gli scenari futuri sono possibili”.

Per Interviste:

MASSIMILIANO FAZZINI - DOCENTE UNIVERSITA' CAMERINO - CLIMATOLOGO - GEOLOGO – COORDINATORE DELLA RICERCA E DEL GRUPPO ESPERTI SUL “RISCHIO CLIMATICO” DELLA SIGEA -  TEL 338 133 4319.

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