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Impiantato per la prima volta all'ospedale "Ajello" un defibrillatore sottocutaneo - Trapani Oggi

Mazara del Vallo | Salute

Impiantato per la prima volta all'ospedale "Ajello" un defibrillatore sottocutaneo

23 Dicembre 2017 17:00, di Redazione
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Impiantato, per la prima volta, dall’Unità operativa di Cardiologia dell'ospedale "Abele Ajello" di Mazara del Vallo, un defibrillatore sottocutaneo (...

Impiantato, per la prima volta, dall’Unità operativa di Cardiologia dell'ospedale "Abele Ajello" di Mazara del Vallo, un defibrillatore sottocutaneo (S-ICD) ad un giovane paziente affetto da una cardiomiopatia dilatativa primitiva. Il dispositivo, che ha la finalità di riconoscere e interrompere le aritmie ventricolari gravi che possono essere causa di morte improvvisa, non è inserito nel sistema cardiovascolare, come avviene per i comuni defibrillatori, ma nel tessuto sottocutaneo del torace. Si compone di un generatore, che viene inserito in una tasca sottocutanea a livello del cavo ascellare di sinistra, con una piccola incisura. Il cavo di defibrillazione è tunnelizzato da questa tasca al lato sinistro della base dello sterno dove si pratica una seconda incisione più piccola e viene poi fatto risalire lungo il margine sinistro dello sterno per una decina di centimetri. L’intervento viene eseguito in anestesia generale o in sedazione profonda. Al termine, per testare il corretto funzionamento del sistema, in profonda sedazione, si induce una aritmia ventricolare rapida e si verifica se il defibrillatore la riconosca e la tratti in maniera efficace. “Non nascondo la mia personale soddisfazione - ha commentato il primario Michele Gabriele - per il risultato ottenuto, ma voglio puntualizzare con forza che non è il successo di un singolo ma un gruppo di lavoro. Tutto il personale è stato, infatti, impegnato in un lungo e complesso percorso diagnostico/terapeutico che si è concluso con l’impianto del device e la dimissione del paziente. Possiamo affermare di essere fra i pochi centri siciliani ad aver iniziato questa nuova esperienza che spero possa diventare una prassi terapeutica con l’obiettivo di migliorare la qualità di vita dei nostri pazienti”.

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