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In stato di agitazione 23 lavoratori del porto di Trapani

28 Febbraio 2018 07:00, di Redazione
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In stato di agitazione i 23 lavoratori dell’impresa portuale SCS che operano al porto di Trapani. La decisione di Filt Cgil e Fit Cisl è nata dal fall...

In stato di agitazione i 23 lavoratori dell’impresa portuale SCS che operano al porto di Trapani. La decisione di Filt Cgil e Fit Cisl è nata dal fallimento del tentativo di conciliazione resosi necessario a causa dell’avvio delle procedure di licenziamento per tutti i dipendenti. L’impresa, lo scorso mese di novembre, aveva stipulato un atto di affitto di ramo di azienda con la Europea Servizi Terminalistici srl . “Un atto del quale, prima di tutto – spiegano Franco Colomba e Rosanna Grimaudo responsabili Filt Cigl e Fit Cisl Trapani – i sindacati non sono stati avvisati nel tempo che prevede la legge, almeno venticinque giorni prima del trasferimento del ramo di azienda, che è avvenuto il 27 novembre scorso. Noi lo abbiamo appreso, addirittura, tre giorni dopo, ma la SCS è andata avanti con i licenziamenti, contravvenendo a una serie di norme e di articoli, come quello del Codice civile - il 2112 - che prevede la continuità del rapporto di lavoro in caso di cessione di rami di azienda”. Di fatto, 15 lavoratori che si occupano delle operazioni portuali dovevano transitare direttamente all'Europa Servizi Terminalistici mentre i restanti 8 alla Newcoop, società che controlla la SCS. “L’intento della  SCS - proseguono i sindacati - è quello di proseguire con i licenziamenti, e, con la minaccia di metterli in atto, consentire alle società Est e Newcoop, che in realtà controllano con le quote societarie la SCS, di definire accordi individuali peggiorativi delle attuali condizioni contrattuali e normative. Pertanto abbiamo dovuto proclamare lo stato di agitazione e abbiamo anche chiesto un incontro urgente all’Autorità di Sistema Portuale del Mare di Sicilia Occidentale per giungere a una soluzione della vicenda che rischia di avere pesanti ripercussioni di ordine pubblico, perché si tratta di lavoratori che gestiscono buona parte delle operazioni di carico e scarico merci dentro il porto di Trapani, e di ordine sociale per via della perdita di questi posti di lavoro”.

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