Palermo – Una vera catastrofe ambientale con danni incalcolabili. Ma purtroppo quanto avvenuto in questi giorni in Sicilia è uno scenario che s ripete tutti gli anni. I numeri che raccontano il disastro. In 48 ore ci sono stati 380 incendi tutti domati tra le province di Trapani Palermo Enna, Agrigento.
In particolare 66 nel Trapanese, 64 nell’Agrigentino, 51 nel Nisseno e 46 nel Palermitano, con il coinvolgimento di centinaia di mezzi a terra e migliaia di uomini tra operai antincendio, pompieri e volontari, mentre sul fronte aereo sono stati impiegati 10 elicotteri del Corpo forestale, un S64 dei vigili del fuoco, un elicottero dell’aeronautica, due velivoli della flotta nazionale oltre ai due Canadair di base al di qua dello Stretto, affiancati da un terzo arrivato dalla Calabria.
Oltre 2.500 ettari di boschi e campi agricoli devastati, settanta famiglie evacuate e cinque riserve naturali sfregiate dal fuoco. Sono bastati due giorni di scirocco intenso e temperature sopra i 40 gradi per trasformare intere parti della Sicilia in campi di cenere.
Al lavoro centinaia di mezzi a terra e migliaia di uomini tra operai antincendio, pompieri e volontari e mezzi aerei. Il comandante dei vigili del fuoco regionale Agatino Carrolo, segnala tremila interventi.
In cenere la Sughereta di Niscemi. Un inferno di fuoco quello che ha colpito il trapanese, a fuoco la riserva di Monte Cofano, Custonaci, Makari, Castelluzzo, San Vito Lo Capo, Calatafimi, Monte Sparagio a Buseto Palizzolo, e la Riserva naturale orientata dello Zingaro dal lato di San Vito Lo Capo. Dove in un inesorabile cammino di fuoco, si è propagato velocemente fino a raggiungere l’area di Scopello, lambendo le abitazioni in zona mazzo di Sciacca, lato monte. Per precauzione sono state evacuate circa 50 abitazioni.
I roghi sono divampati anche a Piana degli Albanesi, a Biancavilla in provincia di Catania, ma anche nell’Ennese, dove per 5 giorni le fiamme a Villarosa hanno inghiottito chilometri di montagna.
Diverse Procure hanno aperto inchieste per individuare i responsabili. Si cerca tra le immagini della videosorveglianza, si cerca di attingere anche alle testimonianze delle persone. Si cerca nelle zone attraversate dal fuoco, anche nelle piccole tracce. Perché spesso dietro i roghi c’è una manina dolosa o colposa.