Palermo – Dopo 48 ore finalmente possono dirsi tutti spenti i 380 roghi scoppiati venerdì mattina e che hanno interessato gran parte dell’isola complice la giornata torrida e la mano dell’uomo. In molti terreni attraversati dalle fiamme si continua a lavorare per la bonifica, ma com’è naturale sono scattate le indagini delle procure competenti per arrivare ad individuare eventuali responsabili. Quello che rimane è devastazione è rabbia, ma anche la consapevolezza del grande lavoro effettuato da forestali, vigili del fuoco, protezione civile, piloti dei mezzi aerei, forze dell’ordine.
“Ho seguito in costante collegamento con il comandante del Corpo forestale regionale, Tea Di Trapani, e con il capo della nostra Protezione civile, Salvo Cocina, a sua volta in contatto con il direttore regionale dei vigili del fuoco, l’evolversi degli incendi che hanno nuovamente colpito numerose zone della Sicilia, in queste ore di caldo estremo”. L’ ha detto il presidente della Regione, Renato Schifani, in merito agli incendi che hanno colpito la Sicilia tra il 24 e la mattina di oggi, anche per la concomitanza di temperature estremamente alte e dei forti venti che hanno imperversato nelle aree più colpite. Nella giornata di ieri sono stati registrati 380 eventi, grandi e piccoli, in quasi tutta l’Isola. “Sono rimasto molto colpito – ha aggiunto – dalle immagini della devastazione causata dalle fiamme in alcune località, come nel Trapanese, dove tante famiglie sono state costrette, per precauzione, a lasciare le loro case. A loro va la mia vicinanza. Allo stesso tempo, ringrazio quanti si sono prodigati prontamente per spegnere i roghi e per limitare i pericoli per la popolazione e i danni per l’ambiente. L’intero sistema antincendio – Vigili del fuoco, Corpo forestale, Protezione civile e volontari – ha operato in maniera lodevole e coraggiosa e ad essi va la gratitudine mia e dei siciliani. I numeri danno la dimensione di quanto avvenuto nelle ultime ore, a causa della mano criminale di piromani senza scrupoli”.
Gli incendi più gravi a Niscemi, in provincia di Caltanissetta; nel Trapanese, dove i roghi hanno interessato le zone di Monte Cofano, Custonaci, Makari, San Vito Lo Capo, Riserva naturale orientata dello Zingaro; a Piana degli Albanesi, in provincia di Palermo; nell’Ennese; a Biancavilla, in provincia di Catania; e a Messina. Gli interventi hanno coinvolto centinaia di mezzi a terra e migliaia di uomini. Sono stati impiegati 10 elicotteri del Corpo forestale regionale, un S64 dei vigili del fuoco, due velivoli pesanti della flotta nazionale, oltre ai due Canadair di base in Sicilia, affiancati da un terzo fatto arrivare dalla Calabria.
“La Regione – ha aggiunto Schifani – ha rafforzato l’apparato antincendio e l’impegno su questo fronte è massimo e costante. Quella contro gli incendi è una lotta corale”.
“Quest’anno abbiamo ampliato la convenzione con i Vigili del fuoco e attivato la centrale unificata per coordinare tutte le forze in campo – spiega l’assessore regionale al Territorio, Giusi Savarino – il nostro auspicio è quello di confidare anche nei cittadini affinché segnalino tempestivamente al numero di emergenza 1515 ogni principio di incendio”.
La Cna Sicilia sottolinea come gli incendi rappresentino un duplice attacco al futuro della regione: da un lato, distruggono la biodiversità e il patrimonio naturalistico, dall’altro, danneggiano gravemente le imprese agricole, artigiane e turistiche, già in difficoltà dopo le crisi degli ultimi anni. “Ogni ettaro divorato dalle fiamme – proseguono Scivoli e Giglione – significa meno posti di lavoro, meno reddito per le famiglie e un ulteriore colpo alla reputazione della Sicilia, che rischia di essere associata all’immagine d’un territorio abbandonato a se stesso”.
La Cna chiede il potenziamento delle squadre antincendio con mezzi e risorse adeguati, anche attraverso fondi europei; un piano di sorveglianza integrato con tecnologie avanzate per individuare i focolai in tempo reale; sanzioni severe per chi appicca il fuoco e bonifiche immediate delle aree colpite; sostegno economico per le imprese danneggiate, con procedure burocratiche semplificate.
“Non possiamo permettere – concludono i rappresentanti della Cna – che il futuro venga compromesso dalla miopia e dall’inefficienza. Chiediamo alle istituzioni regionali e nazionali di assumersi finalmente le proprie responsabilità e di agire subito, prima che sia troppo tardi.
“Il vasto incendio che ha colpito e devastato diverse aree della nostra provincia è, in attesa delle indagini del caso, un attacco vero e organizzato al nostro territorio, al nostro paesaggio, al settore del turismo, ai suoi abitanti, ma soprattutto ai lavoratori forestali tutti che vi operano, e che in queste ore stanno lottando come leoni per domare gli incendi”.
“Ci teniamo a precisare – aggiungono i sindacati – che questi sono quei lavoratori che espletano il loro lavoro con squadre ridotte e con giornate assegnate sempre più esigue. Eppure si battono per difendere il bosco che ormai da tempo, da troppo tempo, non fa più parte dell’agenda politica dei governi regionali, men che meno di quello attuale guidato da Renato Schifani, ma soprattutto non è attenzionato, salvo durante le campagne elettorali, dai deputati regionali che non hanno saputo far decollare la riforma del settore. Una riforma – precisano i sindacati – che se fatta bene, guardando al valore del bosco in termini di risorsa, vedrebbe un ricambio generazionale nel settore, la rinascita del bosco e una migliore tutela del territorio. I deputati di questa provincia sono responsabili senza attenuanti, e anziché pensare alle propende derivanti dalla Finanziaria, pensassero allo scempio che hanno collaborato a creare. Il presidente della regione – concludono i sindacati – riprenda l’elicottero con il quale ha visitato le dighe destrutturate e venga a vedere l’immane tragedia che ha creato con la sua inerzia amministrativa. Lo stato di abbandono delle campagne ha contribuito al disastro che oggi vediamo, per non parlare del danno arrecato alla riserva dello Zingaro vanto del nostro territorio e meta di centinaia di persone in questo periodo. Chiediamo pertanto un incontro al Prefetto per affrontare alcune criticità del settore forestale”.
Il caldo intenso di questi giorni ha provocato gli ennesimi gravissimi incendi in Sicilia, in aree rurali e boscate e nelle nostre aree naturali protette. Bruciano le riserve naturali della Sughereta di Niscemi, di Capodarso, dello Zingaro, di Monte Cofano, Cava Grande del Cassibile e tante altre, brucia il nostro inestimabile patrimonio di biodiversità e la speranza per un futuro basato sulla bellezza. Ed in questo momento, in cui si avvia la conta dei danni, l’emergenza purtroppo non è ancora finita, alimentata dalle alte temperature e dall’acuirsi della crisi climatica.
Accanto al dolore e alla rabbia per la perdita di biodiversità e bellezza, ancora più grave perché consapevoli dell’importantissimo ruolo di mitigazione delle temperature svolto dai nostri polmoni verdi, Legambiente Sicilia ribadisce la necessità di applicare in pieno le norme esistenti e di introdurre nuovi e più radicali strumenti.
In primo luogo vanno applicate pene severe ed esemplari nei confronti dei responsabili individuati, occorre contrastare i comportamenti che sono alla base di numerosi incendi nelle aree rurali, disincentivando ogni forma di utilizzo delle aree bruciate, e occorre anche dimostrare che gli incendi sono un danno per l’intera collettività.
Occorre potenziare sia le azioni di presidio e controllo del territorio, anche con l’uso delle forze dell’ordine e con l’esercito in caso di allerte meteo, sia le dotazioni e il personale addetto allo spegnimento, per intervenire con maggiore tempestività.
In questo momento Legambiente Sicilia chiede anche il divieto temporaneo di ogni attività di fruizione e del tempo libero nelle aree percorse dal fuoco ricadenti all’interno di parchi, riserve naturali e demani forestali, sia a fini di verifica di dissesti che per dare un segnale forte del gravissimo danno causato dagli incendi. E inoltre chiede alla Regione Siciliana di disporre una immediata indagine ispettiva per verificare l’esistenza dei catasti comunali degli incendi aggiornati e l’illegittimo utilizzo agricolo e/o edilizio delle aree percorse dal fuoco in passato.
È necessario qualificare il settore forestale e superare la cronica assenza di pianificazione e programmazione, rendendo obbligatoria la redazione dei piani di gestione forestale sostenibile e avviando l’elaborazione di una strategia forestale mai definita nella nostra Regione, sempre più importante per contrastare i fenomeni di desertificazione.
Occorre poi aumentare il controllo sociale su questo fenomeno, rendendo pubblici i dati, prevedendo l’obbligo in ogni Comune della nomina di un responsabile del catasto, con sanzioni per le inadempienze a carico dei funzionari e delle amministrazioni, operando per un maggiore coinvolgimento delle associazioni di cittadini e degli agricoltori, e avviando un’ampia campagna informativa.
In ultimo, Legambiente Sicilia chiede al Governo Regionale di assumere alcune iniziative a livello nazionale per l’inasprimento delle sanzioni, per potenziare la presenza dei Carabinieri Forestali in Sicilia a fini ispettivi e affinché i mezzi aerei per lo spegnimento siano solo di proprietà statale e gestiti dal pubblico, al fine di scongiurare interessi non leciti in questo settore, come già emerso alcuni anni fa in Sicilia e ipotizzato anche in altre inchieste nazionali.