Inchiesta falsi dati Covid, tornano liberi i tre indagati
L'inchiesta coinvolge anche l'ormai ex assessore regionale Razza
L'inchiesta sui dati falsi sull'andamento della pandemia comunicati all'Istituto Superiore di Sanità trasferita per competenza dalla Procura di Trapani a quella di Palermo, vede il secondo colpo di scena: tornano liberi i tre indagati: Letizia Di Liberti, dirigente della Regione siciliana, Salvatore Cusimano funzionario dell'assessorato regionale alla Salute e Emilio Madonia, il dipendente di una società che si occupa della gestione informatica dei dati. La Procura di Palermo ha già eliminato dalle contestazioni fatte agli indagati la parte relativa alle false dichiarazioni sui decessi.
Il gip di Palermo, che dopo il trasferimento dell'indagine da Trapani al capoluogo era chiamato a decidere sul mantenimento o meno della misura cautelare ha revocato per tutti gli arresti domiciliari. A Di Liberti e Cusimano è stata imposta la sospensione dal servizio per un anno.
Nella ricostruzione dei pm trapanesi, "dall'assessorato siciliano sarebbero stati dichiarati meno morti e meno positivi al virus per evitare che l'isola finisse in zona rossa". Ma la valutazione della Procura di Palermo è stata diversa: il numero dei decessi, infatti, non incide in alcun modo nella decisione che colloca i territori in una fascia di colore invece che in un'altra. L'accusa, dunque, andava riformulata.
Sentita nei giorni scorsi la dirigente, assistita dall'avvocato Fabrizio Biondo, si è difesa sostenendo che proprio dall'assessorato sarebbe arrivato il "suggerimento" all'Istituto di Sanità di inserire la Sicilia tra le zone a rischio in quanto, nonostante i dati non fossero ancora tali da richiedere una scelta immediata in tal senso, il trend era molto preoccupante. Circostanza che, a suo dire, la scagionerebbe dall'accusa di aver dato numeri falsi peer evitare il "rosso".
L'inchiesta coinvolge anche l'ormai ex assessore alla Salute Ruggero Razza che si è dimesso dopo l'avviso di garanzia.
"La Procura di Palermo ha recepito solo in parte l'ipotesi accusatoria della Procura di Trapani e, anche alla luce, degli ulteriori accertamenti effettuati, ha formulato solo 7 dei 36 precedenti capi d'imputazione, stralciando i capi 1 e 10 e tutti quelli riguardanti la falsificazione dei bollettini giornalieri. Il quadro accusatorio è fortemente ridimensionato". Lo ha detto l'avvocato Paolo Starvaggi, legale, insieme a Fabrizio Biondo, della dirigente regionale Di Liberti.
"In buona sostanza - spiega - è rimasta in piedi l'accusa per concorso in falsità ideologica e falsità materiale. I pubblici ministeri, nella richiesta al gip, della sola misura cautelare dell'interdizione dai pubblici uffici, per Di Liberti, Madonia e Cusimano, hanno chiarito che 'rispetto alle contestazioni avanzate davanti al Giudice di Trapani questo ufficio non contesta, allo stato, la falsificazione indotta dei bollettini giornalieri che le indagini fino a questo momento svolte hanno dimostrato avere una funzione di tipo solo divulgativo, non potendo pertanto essere considerati atti pubblici".
I pm ritengono, inoltre, prive di reale refluenza sugli indicatori le falsificazioni relative al numero di decessi, ciò in quanto tale dato - espressione di un contagio pregresso già conteggiato - non risulta tra quelli presi in considerazione dalla Cabina di Regia al fine del calcolo dei 21 indicatori.
La Procura, afferma inoltre che i "dati aggregati hanno una funzione secondaria per così dire conoscitiva, cioè quella di informare la popolazione sullo sviluppo della pandemia". "Ciò spiega - dicono - perché questo ufficio nel modificare i capi di incolpazione provvisoria non abbia contestato la falsità indotta dei bollettini, che avendo una funzione solo divulgativa non rivestivano le caratteristiche dell'atto pubblico". (fonte Gds)
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