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Indagine Bulgarella, l'imprenditore chiede di essere ascoltato dalla Procura

15 Ottobre 2015 15:44, di Niki Mazzara
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L'imprenditore trapanese Andrea Bulgarella ha chiesto ai magistrati di Firenze di essere interrogato nell'ambito dell'indagine che ipotizza a suo cari...

L'imprenditore trapanese Andrea Bulgarella ha chiesto ai magistrati di Firenze di essere interrogato nell'ambito dell'indagine che ipotizza a suo carico reati finanziari con l'aggravante di aver favorito l'associazione mafiosa. «Ieri - spiega - tramite il mio legale Giulia Padovani, del Foro di Pisa, ho chiesto ai magistrati titolari dell'indagine di essere ascoltato il prima possibile per chiarire tutti i rilievi che mi vengono mossi, nella speranza che l'inchiesta si concluda nel più breve tempo possibile». Bulgarella parla di "sputtanamento mediatico" ai suoi danni e contro le sue attività, «spesso senza alcuna possibilità di replica e contraddittorio», e cita i casi di articoli apparsi su Il Fatto Quotidiano e, ieri sera, la trasmissione La Gabbia andata in onda su La 7. «Il clamore suscitato dall'indagine - sottolinea l'imprenditore - a causa dell'infondato accostamento del mio nome a quello del latitante di mafia Matteo Messina Denaro che, ripeto, non ho mai conosciuto e con cui non ho mai avuto contatti, meno che meno con suoi familiari o accoliti, sta causando danni d'immagine e patrimoniali consistenti, di cui chiederò, al momento opportuno, di renderne conto. Non sono chiamato, infatti, a difendermi da fatti o prove, ma da "ipotesi investigative", come se tutto ciò fosse normale in uno Stato di Diritto». Ipotesi investigative che - scrive Bulgarella - «non dovrebbero essere date in pasto alla stampa; dovrebbero essere un segreto istruttorio, non solo a tutela dell'indagine stessa ma sopratutto dell'indagato. Il quale è innocente fino a prova contraria. Perché altrimenti far precedere determinati atti di indagine dall’avviso di garanzia?» Bulgarella riferisce che «alcune banche hanno chiesto il rientro dei fidi entro tre giorni. Abituali fornitori sono stati dissuasi da istituti bancari ad avere rapporti con noi. I rappresentanti istituzionali di enti pubblici, con i quali intrattenevamo rapporti di lavoro, si rifiutano adesso d'incontrarci. Tutto ciò mette a repentaglio il futuro delle aziende e dei lavoratori». «In 42 anni di attività - conclude l'imprenditore - non ho mai incontrato alcun mafioso. In 42 anni di attività non ho mai chiesto privilegi o favori. Sfido chiunque a dimostrare il contrario. Rivelino, semmai, le Istituzioni di ogni livello, tutte le lettere, tutti gli esposti, a mia firma, inviati in questi anni alle autorità (Prefetture, Procure, Carabinieri) per denunciare la mafia e i suoi affari. Da oggi sono costretto a dire che, prima ancora che dalla mafia, debbo difendermi da chi presta fede a vacue congetture invece di guardare alla vita e alla condotta di chi non è mai sceso a compromessi. Con nessuno»

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