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La Cgia di Mestre: la imposta unica comunale più cara della Imu

16 Dicembre 2013 12:30, di Niki Mazzara
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La percezione era questa, ma ora arriva la conferma. Il centro studi della Cgia (Confederazione Generale Italiana dell'Artigianato) di Mestre ha effet...

La percezione era questa, ma ora arriva la conferma. Il centro studi della Cgia (Confederazione Generale Italiana dell'Artigianato) di Mestre ha effettuato della analisi da cui è uscito fuori che la IUC, imposta unica comunale, potrebbe costare ai cittadini più dell’Imu, ma allo stesso tempo potrebbe non garantire le stesse coperture agli enti locali, che potrebbero quindi essere costretti ad aumentare i livelli di altre imposte. La IUC è composta da Imu (Imposta municipale unica), Tari (Tributo per la raccolta dei rifiuti) e Tasi (Tassa sui servizi comunali, come ad esempio trasporti e illuminazione). Le prime case, a eccezione di case di lusso, ville e castelli, rientranti nelle categorie catastali A1, A8 e A9, non pagano l’Imu, ma devono versare la Tari, commisurata ai metri quadri dell’immobile o ai rifiuti prodotti, e la Tasi. A fare la differenza sul livello delle imposte è la Tasi. Sulle abitazioni principali l’aliquota base della Tasi è stata fissata all’1 per mille, ma i Comuni possono aumentarla fino al 2,5 per mille o diminuirla fino ad azzerarla grazie ad uno stanziamento di 500 milioni di euro previsto dalla Legge di Stabilità. La Tasi deve essere pagata sia dal possessore sia dall’utilizzatore dell’immobile, quindi vengono coinvolti anche gli inquilini, che verseranno però un importo oscillante tra il 10% e il 30% del totale a seconda delle decisioni prese dai Comuni. Le detrazioni sulla Tasi non sono regolate sul numero dei figli conviventi, come accadeva con l’Imu, ma sul grado di utilizzazione dei servizi comunali. Potrà pagare meno chi soggiorna nell’abitazione (ad esempio casa al mare) solo pochi mesi all’anno, chi risiede all’estero per più di sei mesi o chi abita da solo. Per il pagamento della Tasi sono previste quattro rate: 16 gennaio 16 aprile, 16 luglio e 16 ottobre. Restano invece invariate, a giugno e dicembre, le tempistiche dell’Imu per seconde case e altri immobili. Si tratta di somme che non soddisfano per nulla le esigenze dei comuni. L' Anci, associazione nazionale comuni di'italia) sottolinea come l'ente locale continuerà ad accusare perdite. Ad affermarlo è stato il presidente dell'Anci Piero Fassino, che illustrando lo studio condotto dalla Fondazione Ifel ha affermato che l’imposta non garantisce la copertura integrale del gettito derivato in passato da Imu e Tares. Fassino ha spiegato che l’aliquota Imu sulle prime case era fissata nella maggior parte dei casi al 4 per mille. Col nuovo sistema, invece, le prime case non pagano più l’Imu, ma devono versare la Tasi, che non può superare il 2,5 per mille. Ciò significa, ha aggiunto Fassino, che gli introiti risultano quasi dimezzati. La Cgia Mestre ,analizzando l’impatto del nuovo sistema impositivo sui contribuenti, ha ipotizzato degli scenari tipo. Dallo studio emerge che se i Comuni utilizzassero i 500 milioni messi a disposizione dalla Legge di Stabilità per rimodulare la Tasi su tutti i 19,7 milioni di abitazioni principali, per ogni abitazione ci sarebbe uno sconto di 26 euro. La Tasi si rivelerebbe più gravosa dell’Imu, soprattutto in presenza di figli. Ricordiamo infatti che l'Imu prevedeva una detrazione di 200 euro più 50 euro per ogni figlio convivente. Resta quindi da capire se, oltre al maggior peso della nuova tassa, i Comuni per pareggiare i conti si vedranno costretti ad aumentare le imposte su altri servizi, o magari a prevederne di nuove.

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