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La vita in scena con la compagnia "Moto Armonico Danza" e gli ultimi quattro lieder di Strauss - Trapani Oggi

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La vita in scena con la compagnia "Moto Armonico Danza" e gli ultimi quattro lieder di Strauss

10 Settembre 2018 17:08, di Ornella Fulco
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Ieri sera e oggi al chiostro di San Domenico nel cartellone del Luglio Musicale Trapanese

I Vier letzte Lieder di Richard Strauss (ndr. Gli ultimi quattro lieder o romanze) - Frühling (Primavera, September (Settembre), Beim Schlafengehen (Andando a dormire), Im Abendrot (Al tramonto), composti dall'autore tedesco poco prima della sua morte e dedicati alla moglie soprano, sono il punto di partenza dello spettacolo "Abendrot" andato in scena ieri sera - stasera alle 21 la replica - al chiostro di San Domenico di Trapani, nell'ambito della stagione del Luglio Musicale Trapanese in collaborazione con l'associazione "Amici della Musica" di Trapani e la sezione trapanese dell'ICIT- Istituto di Cultura italo-tedesco. Nella composizione, che riassume il ciclo del vivere in relazione alle stagioni e ai momenti del giorno, Strauss affida alla voce femminile il ruolo di simboleggiare l’anima ma anche lo spirito della Madre Terra che tutto accoglie e trasforma. Un compito che anche le coreografe trapanesi Betty e Patrizia Lo Sciuto - quest'ultima in scena anche come danzatrice - si sono assunte per allestire uno spettacolo per certi versi non facile come può esserlo il tentativo di ogni artista di rendere visibili le emozioni, in questo caso suscitate dalla musica.
Gli assolo e il duo danzati da Delfina Stella, Arabella Scalisi, Silvia Giuffrè e Patrizia Lo Sciuto insieme a German Marina - sono intrisi, come sottolineano le note di regia, di "atmosfere crepuscolari ma anche di leggerezza, sospensione e commozione, come a far scaturire una perenne domanda sul senso dell’esistenza". Sullo sfondo, ma non per questo meno importanti, i movimenti di un maestro di Tai Chi che scorrono fluidi come un sottotesto alle coreografie, simboleggiando l’essere e il perenne trascorrere del tempo mentre i personaggi in scena sono fortemente legati alle loro vicende umane.
Un lavoro, quello delle coreografe e dei danzatori, a tratti straniante e struggente, che interroga fortemente le capacità di accoglienza del pubblico, alle prese con il linguaggio della danza contemporanea, di un corpo che si distorce e si compone in ripetizioni stereotipate ma che diventa anche fluido, evanescente, ineffabile. Nella seconda parte dello spettacolo, dal titolo “Réminiscences d’amour”, si staglia l'assolo, danzato da una magnifica Patrizia Lo Sciuto, sull'Adagietto dalla V Sinfonia di Gustav Mahler. Sulla scena una donna si confronta, combatte, si riappacifica e gioca con la sua vita - simboleggiata da un vestito nero dal lungo strascico che Lo Sciuto raccoglie, lancia, utilizza come nascondiglio e come riparo, che rincorre e respinge, in una continua azione di ricerca di senso. Di forte impatto anche l'assolo, su musica di Arvo Part, "Mein Weg" - un "A modo mio" - danzato da Silvia Giuffrè che conferma le sue intense doti interpretative e la sua forza scenica. 
Ammaliante e tenero, poi, l'intrecciarsi in scena dei gesti di due innamorati - Marco Calaciura e Giuliana Martines - sul brano "Piss Animal Peace" di Giovanni Sollima che lasciano spazio alla "domanda senza risposta", il duo danzato da Calaciura e Giuliana Principato: una coppia, sulle note del brano "The unanswered question" di Charles Ives, si muove tra le difficoltà della vita e le dissonanze musicali del brano ben si accordano e raccontano, così come i corpi, di quelle stesse che tutti sperimentiamo nelle relazioni, in quella tensione tra il desiderio d’amore e la paura dell’abbandono, tra l'affidarsi e il respingersi. 
"Circle time", un tempo ciclico danzato in trio da Giuffrè, Lo Sciuto e Scalisi, su musiche di Max Richter e Arvo Part, restituisce allo spettatore l'incanto dell'infanzia per poi condurlo nelle diverse fasi dell'eterno ciclo della vita. Esplode la vitalità dell’esistenza, di quell’attimo fuggente che può essere colto pienamente solo nella consapevolezza dell’eternità e della nostra finitezza.
Si conclude con "C'era una volta", in cui tutti i componenti della Compagnia Moto Armonico Danza si cimentano in una danza, a tratti sgangherata, dove l'ironia e il divertissement la fanno da padroni senza impedire che, come nella vita, faccia capolino a tratti, come la lacrima dietro la maschera di un clown, la consapevolezza che tutto quel che c'è, un giorno, non ci sarà. Non è, però, un finale triste ma piuttosto l'invito, di Oraziana memoria, a vivere con pienezza il presente, a gustarlo nel modo migliore e non, come spesso si tende a interpretare il famoso "carpe diem", a vivere superficialmente e "senza pensieri". Un invito forte a non dare nulla per scontato come non scontato nè mai banale è stato lo spettacolo a cui il folto pubblico presente al chiostro ha assistito. 

(foto di Rino Garziano)

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