L'altra faccia del reddito di cittadinanza: i PUC
I progetti di utilità collettiva strumento per politiche di contrasto alla povertà e all’emarginazione
I “Puc” (progetti di utilità collettiva), sono lo strumento scelto dal Governo per la realizzazione di politiche di contrasto alla povertà e all’emarginazione sociale, e rappresentano uno degli elementi fondamentali della misura conosciuta con il nome di “Reddito di Cittadinanza”.
Questa nasce nel rispetto di quel principio costituzionale che garantisce a tutti i cittadini il diritto a un’ esistenza libera e dignitosa e pone la sua ragion d’essere in un patto di corresponsabilità : chi usufruisce della misura, in cambio di un aiuto economico garante dell’essenziale, s’impegna a restituire tanto quanto in azioni a beneficio della comunità intera percorrendo, allo stesso tempo, un percorso di inclusione sociale che mira a una graduale presa di coscienza delle proprie abilità e capacità di autodeterminazione.
In tutto il territorio nazionale, i PUC sono oramai una quotidiana realtà ; nella Sicilia occidentale, la procedura, che prevede l’attivazione di progetti specifici legati ai bisogni del territorio,ha trovato una piena attivazione nei distretti D53 (Mazara del Vallo), D52 (Marsala-Petrosino), D42 (Palermo).
"E’ amaro costatare - scrive un gruppo assistenti sociali - che il distretto D50, comprendente i comuni di Paceco, Valderice, Erice, Favignana, San Vito Lo Capo, Custonaci, Buseto Palizzolo con Trapani comune capofila, risulta mancante nel raggiungimento di tale obiettivo; eppure per due anni un gruppo di assistenti sociali, specificatamente formati con Corsi di Alta formazione finanziati dal Ministero delle Politiche sociali, ha operato, nel settore, con competenza e impegno guadagnandosi il riconoscimento della propria professionalità da parte dell’utenza.
Dove sono finiti? Cosa ne è stato del loro lavoro? Come mai l’amministrazione distrettuale non ha considerato imprescindibile dare continuità ai servizi da essi implementati?
Le ultime notizie riguardano la scelta dell’Ente locale di indire un bando per la composizione di una short list di professionistiche potrebbero essere chiamati a operare nel settore del servizio sociale professionale; l’uso di una short list quale strumento selettivo, che non considera l’importanza di dare continuità al percorso fin qui tracciato,potrebbe apparire irrispettoso, ancor di più nella misura in cui nonèprevista la predisposizione e il rispetto di una graduatoria".
Gli assistenti sociali pocanzi citati,in difesa dei diritti e dei principi fin qui esposti, hanno ritenuto opportuno inviare  una lettera di protesta al Ministero delle politiche sociali, all’OrdineNazionale e Regionale degli Assistenti Sociali e alle forze sindacali operanti nel territorio auspicandone l’intervento.
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