L'ex senatore Antonio D'Alì condannato a 6 anni per concorso esterno in associazione mafiosa
La sentenza è della Corte d'Appello di Palermo
(AGI) - L’ex senatore di FI Antonio D’Alì è stato condannato dalla Corte d’appello di Palermo a 6 anni di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa. Il provvedimento è stato letto dal presidente del collegio, giudice Antonio Napoli, al termine di una breve camera di consiglio. La Procura generale, con il pg Rita Fulantelli, aveva chiesto la sua condanna a 7 anni e 4 mesi per il politico di Trapani, mentre la difesa aveva invocato l’assoluzione. Secondo l’accusa, accolta dai giudici della corte d’Appello di Palermo, D’Alì, oggi 70enne, nel corso della sua attività politica ha «mostrato di essere a disposizione dell’associazione mafiosa cosa nostra e di agire nell’interesse dei capi storici come il latitante Matteo Messina Denaro e Salvatore Riina» e «con il suo operato ha consapevolmente e fattivamente contribuito al sostegno e al rafforzamento di Cosa nostra - ha detto il pg durante il suo intervento - mettendo a disposizione le proprie risorse economiche e successivamente il proprio ruolo istituzionale di Senatore della Repubblica e di Sottosegretario di Stato».
Così l'avvocato Arianna Rallo, legale dell'ex senatore Antonio D'Alì, commenta la sentenza che ha visto il suo assistito condannato a 6 anni di carcere. "Desta profonda sorpresa la riforma della sentenza di primo grado di assoluzione, considerato che tutte le acquisizioni probatorie di questo giudizio di rinvio hanno rinforzato la tesi difensiva e avvalorato la correttezza delle motivazioni del Gip del Tribunale di Palermo. Tuttavia, nel doveroso rispetto che attribuiamo ad una decisione giudiziaria, attendiamo le motivazioni per comprendere quale sia stato l'iter logico-argomentativo che ha condotto la Corte di Appello ad una diversa valutazione dei fatti e se lo stesso possa dirsi esente da vizi di legittimità , giustificanti ovviamente il ricorso per cassazione. Peraltro, la recentissima statuizione della corte di cassazione, dello scorso 17 giugno, che ha irrevocabilmente giudicato ingiusto e illegittimo che Antonio D'Alì sia stato sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale da parte del Tribunale di Trapani, deponeva certamente per una valutazione dei fatti corrispondente alla prospettazione difensiva".
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