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Mediazione civile, conclusa "due giorni" di studio internazionale

12 Gennaio 2015 13:26, di Niki Mazzara
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Si č concluso a Marsala, con una "due giorni" di studio il progetto Emedi@ate, finanziato dalla Commissione Europea nell’ambito della linea di interve...

Si è concluso a Marsala, con una "due giorni" di studio il progetto Emedi@ate, finanziato dalla Commissione Europea nell’ambito della linea di intervento “Civil Justice 2012”, dedicata all'istituto della mediazione. Alcuni partner europei e, tra questi, un’Unità di ricerca del Dipartimento di Studi europei e della Integrazione internazionale dell’Università di Palermo, il Cresm di Gibellina, il Cemsi di Mazara del Vallo, l’Università del Pireo (Grecia), l’Università di Cipro, l’Università di Tilburg (Paesi Bassi) e il Galician Technological Institute in Spagna si sono confrontati sui risultato del progetto nei Paesi coinvolti. E' stato accertato che in Grecia la cooperazione tra mediatori e giudici ha registrato un incremento. «Abbiamo sottoposto 80 questionari, 40 in ambito civile e 40 in ambito familiare – ha spiegato Eleni Nina Parzarzi dell’University of Piraeus – nel nostro Paese la mediazione viene considerata un meccanismo molto utile». Prende sempre più piede la mediazione anche a Cipro, dove la ricerca è servita per “focalizzare” l’ambito e lo sviluppo del settore: «Abbiamo registrato la nascita di trenta nuovi mediatori – ha detto Katerina Nikolaidou dell’Università di Cipro – e il confronto con gli altri paesi coinvolti nel progetto ci ha consentito di testare il nostro sistema con quello europeo». «Il conflitto deve essere inteso come una risorsa e questo dipende dall’approccio delle parti alla risoluzione – hanno detto Annalisa Alongi e Michelangelo Russo di “Conciliamo Facile” – nella mediazione non ci troviamo davanti un avversario che bisogna vincere ma una persona con cui dobbiamo dialogare. Ecco, la mediazione deve essere un fatto culturale che va diffuso tra la popolazione, bisogna ripartire da un buon vivere comune». E in Italia? «Sono stati anni bui per la mediazione civile - ha commentato il professore Antonello Miranda, dell'Universistà di Palermo - e lo saranno ancora di più se sarà mantenuto il sistema legislativo che la regola. La nostra legge è destinata a un totale fallimento perché non si adegua all’idea che si è sviluppata in Europa. La mediazione deve essere un sistema alternativo nella risoluzione dei conflitti tra privati». «Sono state 1 milione e 300 mila, nell'anno appena trascorso, le notizie di reato e dobbiamo abituarci a pensare a una nozione diversa di obbligatorietà dell’azione penale», ha ribadito Paola Maggio dell’Università di Palermo, che ha collaborato al gruppo di studio. «Le tecniche conciliative nel processo penale registrano notevoli pecche – ha detto ancora Maggio - gli spazi extra processuali e la messa in pratica di provvedimenti prima del procedimenti sono troppo contenuti e sono ispirati a logiche diverse. Si registra la perdita del baricentro di azione, molto spesso la ricerca effettiva è l’azione penale». «Il problema della mediazione civile è l’incapacità a leggere cosa significa – ha detto Gianfranco Amenta, docente di Diritto Privato all’ateneo palermitano – il mediatore più sbagliato è l’avvocato nel momento in cui intende esprimere un quarto grado di giudizio».

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