Meno abiti e più smartphones, cambiano i consumi degli Italiani
Meno abiti e più smartphone, così cambiano i gusti degli Italiani secondo l'ufficio studi di Confcommercio che ha analizzato i consumi nel nostro Paes...
Meno abiti e più smartphone, così cambiano i gusti degli Italiani secondo l'ufficio studi di Confcommercio che ha analizzato i consumi nel nostro Paese dal 1995 a oggi: voci di spesa come abbigliamento, mobili e arredamento risultano in calo e il dato, secondo l'associazione di categoria, "non è frutto soltanto della crisi dei redditi ma anche di nuovi modi di vivere". Capi classici di valore più elevato attraggono sempre meno i consumatori mentre sono cresciute le spese per servizi culturali, ristoranti e telefonia che registrano un 1,1 per cento. Resiste, invece, la propensione degli Italiani a lasciare la casa ai figli. Il dato emerge da un'analisi del Censis secondo cui sono 2,3 milioni le famiglie che sosterranno i figli fornendo un anticipo per l'acquisto di un'abitazione o le garanzie per ottenere un mutuo mentre 1,1 milioni di famiglie aiuteranno i figli lasciando loro un immobile di proprietà diverso dalla casa. Le compravendite di abitazioni sono ripartite registrando un 3,7 per cento nel terzo trimestre del 2014 rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente mentre i mutui aumentano del 13,9 per cento, complici i tassi di interesse ai minimi storici (i variabili all'1,5 per cento, i fissi intorno al 3 per cento) che stanno dando una spinta al mercato. Secondo l'istituto di ricerca socioeconomica riprendono i consumi tipici della middle class, come l'acquisto di un'automobile nuova. A gennaio le immatricolazioni delle auto piccole, medie e delle utilitarie sono aumentate dell'11,6 per cento rispetto al gennaio 2014, a fronte di un -3,2% registrato nello stesso periodo nel segmento superiore e di alta gamma. "Il ciclo del consumismo come simbolo di stato si è chiuso per il ceto medio", afferma il Censis secondo cui "gli Italiani si sentono ancora ceto medio. Pensando alla propria condizione economica attuale, il 54 per cento degli intervistati si sente ceto medio, il 18 per cento classe lavoratrice e il 16 per cento ceto popolare. Tra gli insegnanti e gli impiegati la percentuale di chi si definisce ceto medio sale al 55 per cento e supera il 60% tra i pensionati e le casalinghe. Sempre secondo il Censis sono 26,3 milioni gli Italiani che, se disponessero di più soldi, li utilizzerebbero per metterli da parte su un conto corrente, mentre 14 milioni li destinerebbero ai consumi. Non a caso, la propensione al risparmio è salita al 10,8 per cento nel terzo trimestre del 2014, con un flusso di 29,5 miliardi di euro di denaro accantonato: il valore trimestrale più alto dal 2009.
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