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Morti sul lavoro, Sicilia terza regione per incidenza di casi

03 Gennaio 2013 18:59, di Redazione
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I dati parlano chiaro: in Sicilia si continua a morire di lavoro. Questa la tragica realtà che emerge dai dati diffusi dall'Osservatorio indipendente ...

I dati parlano chiaro: in Sicilia si continua a morire di lavoro. Questa la tragica realtà che emerge dai dati diffusi dall'Osservatorio indipendente morti sul lavoro di Bologna che ha stilato una speciale classifica delle regioni dove si registrano più vittime. In Italia nel 2012 sono stati 662 i lavoratori che hanno perso la vita lavorando, 44 nella nostra Isola, di cui 6 nel Trapanese. Nella lista delle regioni italiane dove si muore di più – capitanata dalla Lombardia, con 80 decessi nel 2012 - la Sicilia si colloca, così, al terzo posto. L'Osservatorio contesta i dati ufficiali forniti dall'Inail, che lasciano desumere una diminuzione delle morti affermando che “l’Inail monitora solo i suoi assicurati”. Di fatto, l’Italia rimane il primo Paese in Europa per numero di morti sul lavoro, un riscontro che alimenta il dibattito sulle misure di prevenzione. “E’ intollerabile – si legge nella nota stampa dell’Osservatorio bolognese – che un Paese come il nostro, che ha 60 milioni di abitanti, conti il triplo dei morti sui luoghi di lavoro della Germania che ha venti milioni di abitanti in più ed è una nazione più industrializzata”. I settori Il 33 per cento dei decessi si verifica nel comparto agricolo: nel 2012 ben 109 agricoltori italiani sono rimasti schiacciati dal proprio trattore. Il 29 per cento dei deceduti al lavoro erano impiegati nell’edilizia, l’11,4% nell’industria, soprattutto di piccole dimensioni, il 6,1 per cento nel settore autotrasporti, il 5,8 nei servizi. I morti Il 10 per cento dei morti sui luoghi di lavoro sono stranieri, e di questi oltre il 30 per cento è di nazionalità rumena. Il 21,1 per cento delle vittime ha un età compresa tra i 40 ed i 49 anni, il 13,8 per cento – dato assai significativo – ha oltre 70 anni. L’innalzamento dell’età pensionabile e la diminuzione dei redditi ha, infatti, determinato un notevole aumento dell’età dei lavoratori.

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