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Nave romana a Marsala, Damiano prova ad ottenerne "restituzione" dall'Assessorato ai Beni culturali - Trapani Oggi

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Nave romana a Marsala, Damiano prova ad ottenerne "restituzione" dall'Assessorato ai Beni culturali

11 Novembre 2016 13:51, di Ornella Fulco
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Dopo la notizia della definitiva destinazione al Museo di Baglio Anselmi di Marsala della nave di epoca tardo romana ritrovata nel 1999 nelle acque di...

Dopo la notizia della definitiva destinazione al Museo di Baglio Anselmi di Marsala della nave di epoca tardo romana ritrovata nel 1999 nelle acque di Marausa, a 150 metri dalla foce del fiume Birgi, si sono riaccese le lamentele di chi avrebbe voluto che il prezioso reperto fosse esposto a Trapani - nel cui territorio è stato ritrovato - e non nella città lilibetana dove già è esposta la grande nave fenicia, risalente al 241 avanti Cristo, recuperata al largo delle isole Egadi. Stamane il sindaco Vito Damiano ha ricevuto una delegazione di cittadini - si legge nella nota diffusa alla stampa - desiderosi di conoscere cosa l'amministrazione comunale intenda fare per ottenere dall'Assessorato regionale ai Beni Culturali la "restituzione" del prezioso relitto. L'argomento era stato anche dibattuto più volte in Consiglio comunale. Damiano ha comunicato di aver chiesto, il prima possibile, un incontro con l'assessore Carlo Vermiglio, al quale proporrà la costituzione di un Polo espositivo a Trapani - ma sulla sua sede il primo cittadino, appositamente interpellato, ha preferito non fornire particolari - in cui ospitare non solo la nave romana di Marausa ma anche i rostri, le anfore, gli elmi e altri reperti ritrovati nel corso degli anni, utile allo sviluppo turistico ed economico del territorio. "Nel corso dell'incontro - si legge ancora nella nota - il sindaco ha recepito taluni utili suggerimenti forniti dalla delegazione, dichiaratasi disponibile a sostenere gli sforzi e le iniziative dell'amministrazione comunale". L'annuncio della destinazione della nave di Marausa al museo marsalese era stato dato dal sovrintendente del mare, Sebastiano Tusa, a cui il relitto venne segnalato da due subacquei e che poi ne curò il recupero. L'imbarcazione, lunga 25 metri e naufragata durante il trasporto di un carico alimentare, è rimasta pressochè integra ed stata smontata pezzo per pezzo per essere sottoposta a un complesso lavoro di desalinizzazione e di restauro in un laboratorio specializzato di Salerno. I pezzi sono stati poi stabilizzati con sostanze a base di amidi e zuccheri. L'intera operazione è stata finanziata con i fondi del Lotto.

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